In questo terzo post vi porteremo subito nelle zone calde dell’education marketing per capire quali sono gli investimenti pubblicitari medi in campo universitario e azzardando una comparazione USA – Italia.
Qualsiasi responsabile marketing che si rispetti dovrebbe avere un’idea di quanti soldi investono il suo marchio e i suoi competitors in pubblicità e in che percentuale questo investimento incida sulla singola vendita.
Noi ci siamo chiesti quanto hanno investito nell’anno 2011 le università italiane, sia pubbliche che private, in totale e per ogni studente iscritto.
La risposta è risultata parziale e, proprio per questo, in un certo senso fotografa la situazione italiana odierna; infatti la prima cosa da sottolineare è la quasi totale impossibilità di reperire dati attendibili sia dal ministero che dalle università pubbliche, mentre per quanto riguarda quelle private, l’assenza di dati è totale.
Secondo uno studio condotto da Federconsumatori nel 2011, la media nazionale delle tasse universitarie annuali, con una forbice legata alle fasce di reddito, va dai 466 € della prima fascia ai 1890 € della fascia massima. Il costo massimo in assoluto è quello dell’ultima fascia delle facoltà scientifiche lombarde: 3510 € all’anno.
Spulciando nei bilanci disponibili in rete (pochi per la verità), il numero delle università italiane che alloca l’investimento pubblicitario in una voce di bilancio specifica, si contano sulle dita di una mano.
Abbiamo scelto due esempi rappresentativi: l’Università degli Studi di Milano Bicocca e l’Università di Bologna. Nel 2011 la Bicocca ha messo a bilancio 71.818 € + 130.000 € per spese pubblicitarie e ha totalizzato 10575 nuovi iscritti, quindi l’investimento pubblicitario per singolo studente è stato di 19,08 €. Mentre l’Università di Bologna ha allocato 36.281,89 € in spese pubblicitarie e avendo totalizzato 17.400 nuovi iscritti (ultimo dato disponibile) ha investito su ogni singolo nuovo studente 2,08 €.
Va detto che le spese pubblicitarie non sono certamente tutte dedicate alla campagna di iscrizione ma è bene considerarle strettamente legate, poiché tutto quello che contribuisce all’immagine di un’università, ha un peso sulla scelta finale dello studente.
Da questi due esempi è facile vedere come in due università del nord, di media grandezza, il divario di investimento sia già notevole passando dai 19 € di Milano ai 2 € di Bologna. Nella seconda parte del post parleremo del mercato americano e potrete constatare che il divario tra l’Italia e gli Stati Uniti è ben maggiore di quello tra Milano e Bologna.