Come tutti noi sappiamo a fine campagna iscrizioni bisogna tirare le somme. E cosa è in grado di fornirci le migliori informazioni se non i numeri?
Qual è il canale che è stato utilizzato maggiormente? E quello che ha reso meglio? Qual’è stato il ROI della SEA (Search Engine Advertising)?
Ognuno di noi ha il compito di leggere e analizzare questi numeri per poi passare alla fase di programmazione per le nuove campagne. Come si comportano i nostri prospects? Come si informano? Quando cominciano ad informarsi?
Recentemente Gil Rogers e Michael Stoner, rispettivamente Direttore Marketing di Chegg e Presidente di mStoner, Inc, hanno pubblicato un interessantissimo studio focalizzato sulle differenze di percezione che ci sono tra i professionisti del settore dell’Education Marketing e gli studenti che devono scegliere il proprio percorso universitario (prospects).
In “MYTHBUSTING WEBSITES – What Professionals Believe Teens Think About Higher Ed Websites — And What Teens Really Think“, Chegg e Stoner hanno analizzato in profondità l’utilizzo e gli scopi presunti o reali che ha un sito internet.
La ricerca è divisa in due parti principali, la prima si concentra sui 7 miti che vengono sfatati dalle risposte dei ragazzi, mentre la seconda espone tutti i dati raccolti attraverso il questionario su cui si basa la ricerca stessa. Al questionario hanno risposto 664 professionisti dell’higher education e 2.487 prospects: con questi numeri i dati raccolti sono ancora più interessanti. Lascio a voi la lettura delle prime pagine dove vengono smontati i miti (mythbusting) che per semplicità vi riporto tradotti:
1) Il tuo sito è comunque efficace con i ragazzi se non è responsive
2) I ragazzi si faranno una cattiva impressione del tuo college se hai un brutto sito
3) Il sito è lo strumento che influenza maggiormente le decisioni dei ragazzi
4) Preferiscono i video e le immagini al testo sui siti universitari
5) Navigano liberamente tra il sito e i profili social
6) Si mettono in contatto più facilmente attraverso l’app
7) I tour virtuali sono più importanti che la mappa del campus
Nella seconda parte troviamo un gran numero di dati e tabelle con relativa spiegazione dei risultati emersi. Tra le centinaia di informazioni ve ne segnaliamo 3 che riteniamo particolarmente interessanti e meritevoli di condivisione:
- solo il 7% dei professionisti dell’education ha risposto al questionario da smartphone (il 92% da desktop), i ragazzi hanno usato lo smartphone nel 66% dei casi (il 28% da desktop);
- in un quesito i due gruppi sono stati chiamati a valutare in scala da 1 a 7 l’importanza del sito internet nella ricerca e nella scelta del college. Quello che emerge è molto interessante in quanto i professionisti ritengono che solo l’1% dei prospects trovi poco o per nulla utile e importante il sito internet (valutazione 1 e 2) in realtà è il 5% dei prospects. È però nella valutazioni alte (6 e 7) che la differenza tra percezione e realtà diventa netta: i professionisti credono che l’80% dei ragazzi ritengano molto importante il sito internet, mentre in realtà sono solo il 47%. Interessante anche la differenza nella valutazione sulla neutralità (voto 4) del sito come mezzo di ricerca e selezione: 28% per i ragazzi e solo 3% per i professionisti.
- nella parte del sondaggio che indaga le preferenze rispetto alle tipologie di contenuti (testo, foto, video, infografiche, ecc.) preferiti sul sito, i professionisti pensano che i contenuti più quotati siano i video e le foto (rispettivamente il 76% e il 74%) e che i contenuti testuali siano quelli con meno appeal (17%), ma al contrario il media preferito dai ragazzi è proprio il testo con il 64% delle scelte, mentre video e foto ricevono rispettivamente il 60% e il 40%. A rafforzare questo dato, in un quesito successivo su quali sono le migliori caratteristiche di un sito internet, i professionisti puntano sulle foto e sulle immagini per l’83%, nuovamente i ragazzi smentiscono questa percezione e scelgono le immagini solo per il 53%. Quello che invece ai ragazzi interessa davvero è la facilità di navigazione e l’immediata reperibilità delle informazioni, il resto è contorno, da non sottovalutare ma non fondamentale.
Insomma, la percezione e la realtà sono due cose ben diverse, possiamo creare o seguire teorie di ogni genere basate sulla nostra percezione o anche sull’esperienza ma le uniche vere certezze sono quelle basate sui dati, quindi ricordiamoci sempre di analizzare tutti i dati possibili che riusciamo a raccogliere e non fidiamoci semplicemente di quello che si dice o si crede.