L’Intelligenza Artificiale sta facendo il suo ingresso nel mondo della scuola, ma con velocità e livelli di adozione diversi. Se da un lato emergono grandi opportunità, dall’altro rimangono timori legati alla perdita di capacità critiche e alle disuguaglianze digitali. Una cosa è certa: la formazione sarà il fattore chiave per garantire un uso consapevole e proficuo dell’AI in ambito educativo.
È quello che emerge dal sondaggio che abbiamo condotto durante la tre giorni di Didacta tenutasi a Firenze dal 12 al 14 marzo di questo 2025. E anche quest’anno lo abbiamo fatto in un modo particolare: ogni partecipante ci ha lasciato la propria opinione attorcigliando un filo di lana colorato lungo un reticolo di risposte . Proprio così: abbiamo organizzato un sondaggio analogico, un’installazione interattiva composta da pannello su cui abbiamo riportato 5 domande chiave.
Abbiamo scelto ancora una volta un approccio interattivo e visivo per coinvolgere i partecipanti. Il nostro pannello ha attirato sguardi, stimolato conversazioni e acceso la curiosità, trasformandosi in uno strumento di confronto spontaneo.
Certo, contare i risultati a mano ha richiesto tanta pazienza e precisione, ma il valore di questa esperienza sta nella partecipazione e nelle idee emerse.
Popolazione d’indagine
Abbiamo raccolto 179 opinioni di cui 107 docenti, 20 dirigenti, 36 operatori del settore e 16 studenti.
Chi utilizza l’Intelligenza Artificiale?
L’AI è entrata nella quotidianità scolastica? Pare di sì. La usa abitualmente il 42,8% del totale mentre il 32,8% la sta sperimentando. Queste due risposte sommate superano i ¾ del totale.
Invece, solo meno di 1 persona su 10 dichiara di non usarla (8,4%).
Nello specifico, i dati mostrano un panorama variegato: come percentuale relativa, sono gli operatori del settore i più inclini all’adozione di questa tecnologia; si nota anche che la risposta “non la utilizzo” è stata scelta solo da alcuni insegnanti ma non dalle altre categorie.
Opportunità: dove l’AI può fare la differenza?
Gli insegnanti vedono l’IA come uno strumento per adattare i percorsi didattici alle esigenze individuali e come valido supporto nel loro lavoro. Le due risposte sono nettamente le preferite e ricevono un numero quasi equo di preferenze da parte di questa categoria.
Studenti, dirigenti e operatori del settore si trovano piuttosto d’accordo ma si sbilanciano sulla prima delle due scelte: “Personalizzazione dell’apprendimento”, infatti, si rivela la risposta scelta dalla netta maggioranza (43,4%). Questo riflette una visione dell’AI come strumento per una didattica più flessibile ed efficace, capace di colmare le lacune e valorizzare i punti di forza di ciascuno.
È interessante notare che solo gli operatori del settore hanno dato un numero significativo di voti all’opzione “Attività amministrative”. Inoltre, gli studenti, nonostante siano considerati nativi digitali, hanno dimostrato una certa cautela, scegliendo come seconda opzione “Sono scettico sull’uso dell’IA”.”
I rischi percepiti
Il timore che l’AI renda gli studenti meno autonomi nel pensiero e nella risoluzione dei problemi è nettamente il più sentito in tutte le categorie (“Perdita di capacità critiche”, 42,2%). Al secondo posto docenti, operatori del settore e studenti temono una “Dipendenza eccessiva” (29,7%). Si teme che l’uso dell’IA possa portarci a diventare passivi, a non saper più pensare in modo autonomo e a non essere in grado di valutare criticamente le informazioni. Conseguentemente, questo alimenta la preoccupazione che si crei una dipendenza, che si perda la capacità di risolvere problemi in modo autonomo e di affrontare le sfide senza il suo supporto.
Meno sentito il rischio etico e di privacy: il fatto che la risposta abbia registrato pochi voti potrebbe indicare che i problemi legati alla protezione dei dati e alla trasparenza dell’AI siano ancora poco discussi nelle scuole.
I dirigenti in questo caso sono la categoria che si dimostra più omogenea della distribuzione delle risposte, e l’unica preoccupata in modo significativo anche dalla possibilità di aumentare le “Diseguaglianze digitali”.
Il rischio di “Plagio” è l’ultima delle preoccupazioni (2,9%): un dato interessante, visto che spesso si parla dell’IA come uno strumento che facilita la copia e il lavoro superficiale.
Il fatto che sia così poco sentito potrebbe indicare che, almeno tra docenti e operatori, si tende a vedere l’AI più come uno strumento di supporto che come una minaccia diretta all’originalità.
Se ti interessa approfondire leggi: L’intelligenza artificiale generativa: alleato o minaccia per l’apprendimento?
Competenze: un mix tra tecnica e pensiero critico
La maggioranza (42,3%) riconosce che per usare l’IA in modo efficace servono sia capacità tecniche (come il prompting) sia consapevolezza critica ed etica.
Anche la “Capacità di valutare l’output dell’IA” e “Competenze di prompting” emergono come una priorità da parte di dirigenti e operatori del settore segno che l’AI viene vista come uno strumento tecnico, e che deve essere controllato e non accettato passivamente.
Il fatto che solo il 4% abbia indicato la “Conoscenza delle problematiche etiche” come priorità apre diverse riflessioni. Potremmo trovarci di fronte a un rischio poco percepito derivato dal fatto che non vengano riconosciute come rilevanti. Un’altra possibilità è che ci sia invece una consapevolezza di fondo, ma che i rispondenti si sentono abbastanza preparati da individuare e prevenire eventuali problemi autonomamente. Tuttavia, il rischio qui è una percezione di controllo eccessiva, perché le implicazioni etiche dell’AI, dai bias nei dataset alla trasparenza degli algoritmi, sono spesso più profonde e complesse di quanto possano apparire.
La formazione: un’urgenza evidente
Il 68,2% ritiene che “Assolutamente sì”, è necessaria una formazione specifica sull’IA, un dato che conferma la necessità di strutturare percorsi di apprendimento per docenti, studenti e operatori del settore (se condividi questa opinione, guarda il corso che offriamo per i docenti: Intelligenza Artificiale per la Scuola).
Quasi la totalità dei dirigenti ha scelto questa risposta.
Il 23,9% ritiene la formazione opportuna, ma non indispensabile: forse si affidano a un apprendimento più spontaneo o informale.
Solo il 5,7% percepisce questa tecnologia “intuitiva” e ritiene di poterla padroneggiare senza supporto. Tra questi, in ogni caso, non si conta alcun operatore del settore.
Dove ci porterà l’AI? Le domande per il futuro dell’educazione
Guardando ai risultati di quest’anno, emerge chiaramente che l’AI a scuola è vista con un misto di entusiasmo e prudenza. Da un lato, viene riconosciuta come uno strumento potente per personalizzare l’apprendimento e supportare gli insegnanti; dall’altro, persistono timori legati alla perdita di capacità critiche e alla dipendenza eccessiva. Ma c’è un aspetto che colpisce particolarmente: il tema dell’etica e dei bias dell’IA sembra rimanere ai margini della discussione.
Questo significa che il problema non è percepito come rilevante? O al contrario, c’è una fiducia implicita nel fatto che chi usa l’AI sia in grado di farlo in modo consapevole? Oppure, più semplicemente, manca ancora una conoscenza approfondita dei rischi legati alla trasparenza degli algoritmi e alle possibili distorsioni nei dati? E cosa dire delle implicazioni ambientali e dell’impatto sull’occupazione e sul futuro del lavoro, motivazioni alla base della resistenza registrata da alcuni studenti?
Sono domande cruciali, perché se l’IA diventerà sempre più parte dell’ecosistema scolastico, sarà fondamentale garantire che non venga adottata acriticamente, ma con la giusta consapevolezza.
Effettivamente la necessità di una formazione adeguata è percepita in modo unanime, segno che l’AI viene vista come uno strumento potente, ma non ancora pienamente compreso, oltre che sfruttato.
Di sicuro il prossimo anno potremmo spingerci oltre. Chi ha sperimentato l’AI ha cambiato opinione rispetto a oggi? È stata davvero un valore aggiunto o ha creato nuove distrazioni? Quali strumenti si stanno affermando nelle scuole e come vengono usati? E soprattutto, il divario digitale si sta allargando, creando nuove disuguaglianze, oppure l’AI sta diventando un’opportunità accessibile a tutti?
Discutere intorno a questi interrogativi ci aiuterà a capire se l’AI a scuola è davvero sulla strada giusta e quali scelte dovremo fare per renderla un’alleata dell’apprendimento, e non un ostacolo.