Prove INVALSI: chi è d’accordo, chi no

I test INVALSI sollevano da tempo polemiche nel nostro Paese, tra chi li ritiene utili e chi sostiene che vadano migliorati

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Gli esami INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione), sono uno strumento di valutazione standardizzato utilizzato in Italia per misurare il livello di apprendimento degli studenti in diverse materie (italiano, matematica e inglese). Introdotti nel 1999, sono diventati obbligatori dal 2009, con l’obiettivo di monitorare la qualità del sistema educativo e promuoverne il miglioramento continuo.

 

Come si svolgono le prove INVALSI

L’istituto INVALSI, soggetto al controllo da parte del Ministero della Pubblica Istruzione e del Merito, propone delle prove scritte annuali al fine di valutare i livelli di apprendimento sul suolo italiano, per effettuare delle comparazioni, fra classi, istituti, e regioni.

Le prove vengono proposte sistematicamente alle seguenti classi:

  • Classe seconda del ciclo di scuola elementare, in formato cartaceo, relativamente alle materie italiano e matematica
  • Classe quinta del ciclo di scuola elementare, in formato cartaceo, a cui, oltre alle materie sopra citate, si aggiunge la lingua inglese
  • Classe terza del ciclo di scuola secondaria di primo grado, svolte tramite l’utilizzo del pc, nelle materie di italiano e matematica
  • Classe seconda del ciclo di scuola secondaria di secondo grado, con pc, in italiano e matematica
  • Classe quinta del ciclo di scuola secondaria di secondo grado, tramite pc, in italiano, matematica e inglese

Non si tratta di prove nozionistiche in senso stretto, ma test che spingono lo studente, sulla base delle conoscenze acquisite, ad utilizzare il ragionamento. I risultati non vengono espressi in voti, ma individuando il livello di appartenenza. L’obiettivo delle prove è, infatti, quello di capire se lo studente possiede delle nozioni che gli consentano, nella vita, ad esempio, di comprendere delle istruzioni o leggere un grafico.

 

Gli obiettivi delle prove

Il test INVALSI misura in modo standardizzato e oggettivo la situazione del sistema scolastico italiano, in particolare in riferimento ad alcuni aspetti principali:

  • studia le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica con riferimento al contesto sociale e alle tipologie dell’offerta formativa;
  • effettua le rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle singole scuole;
  • verifica i livelli generali di apprendimento conseguiti dagli studenti nell’esame di Stato al terzo anno della scuola secondaria di primo grado;
  • provvede alla valutazione dei livelli di apprendimento degli studenti a conclusione del ciclo di studi secondari superiori. Allo scopo, vengono utilizzate le prove scritte degli esami di Stato, secondo criteri e modalità coerenti con quelli applicati a livello internazionale per garantire la comparabilità;
  • fornisce supporto e assistenza tecnica all’amministrazione scolastica per la realizzazione di iniziative di monitoraggio e valutazione;
  • svolge attività di formazione del personale docente e dirigente della scuola;
  • assicura la partecipazione italiana a progetti di ricerca europea e internazionale in campo valutativo, rappresentando il Paese negli organismi competenti.

 

La fotografia del sistema scolastico italiano 2024

Nel 2024, i test INVALSI sono stati somministrati a circa 2,5 milioni di studenti italiani, suddivisi fra 12.000 istituti scolastici, statali e paritari.

Gli ultimi risultati hanno mostrato che nella scuola primaria, i dati sono così ripartiti:

Nella classe seconda, in Italiano circa il 67% (era il 69% nel 2023 e il 73% nel 2022) raggiunge almeno il livello base (ovvero il livello 3). In Matematica circa il 67% (era il 64% nel 2023 e il 71% nel 2022) raggiunge almeno il livello base. Nella classe quinta, il livello base in italiano viene raggiunto dal 75% (era il 74% nel 2023 e l’80% nel 2022), in matematica dal 68% (era il 63% nel 2023 e il 66% nel 2022). In Inglese il 95% (era l’87% nel 2023, il 94% nel 2022) raggiunge il livello A1 del QCER nella prova di lettura, l’86% nella prova di ascolto, (erano l’81% nel 2023 e l’85% nel 2022).

Nella scuola secondaria di primo grado, nella classe terza, in italiano 60% (-2 punti percentuali rispetto al 2023), in matematica il 56% raggiunge il livello base (invariato rispetto al 2021, 2022 e al 2023). In Inglese, al reading il livello A2 viene raggiunto dall’ 82% (+2 punti percentuali rispetto al 2023 e +4 punti percentuali rispetto al 2022 e + 6 punti percentuali rispetto al 2021), al listening (A2), il 68% (+3 punti percentuali rispetto al 2023, +6 punti percentuali rispetto al 2022 e +8 punti rispetto al 2021).

Nella scuola superiore di secondo grado, nella classe seconda, in italiano il 62% degli studenti e delle studentesse raggiunge almeno il livello di base (-1 punto rispetto al 2023; -4 punti percentuali rispetto al 2022 e -8 punti rispetto al 2019). In matematica, invece, il 55% degli studenti e delle studentesse, (+1 punto percentuale rispetto al 2022 e 7 punti percentuali rispetto al 2019). Al termine del ciclo di studi, in italiano il 56% degli studenti e delle studentesse (+5 punti rispetto al 2023, +4 punti rispetto al 2022) raggiunge almeno il livello base; in matematica il 52% (dopo le ultime tre rilevazioni stabili al 50%) raggiunge almeno il livello 3. In Inglese, il 60% raggiunge i traguardi (B2 per l’istruzione tecnica e liceale e il B1 per quella professionale); nella prova di reading (+4 punti percentuali rispetto al 2023), e il 45% in quella di listening (+3 punti percentuale rispetto al 2023).

Nella comparazione dei risultati delle classi delle scuole elementari, fra le diverse zone d’Italia, emerge una flessione nel Sud Italia, rispetto al Nord, per quanto riguarda le prove di matematica e della lingua inglese (soprattutto nel listening). Nella scuola media, il divario appare ancora più evidente, anche nelle isole, dove la percentuale dei risultati in matematica scende al 39%. Nelle scuole superiori, anche se si conferma il divario Nord-Sud in matematica e inglese, emerge una flessione in italiano nella zona nord-ovest e centro Italia.

 

Pro e contro delle prove Invalsi

In Italia, vi è da tempo un acceso dibattito nei riguardi dei test INVALSI, tra chi sostiene che siano utili e chi non ne vede la necessità.

I sostenitori degli esami INVALSI ritengono che questi test siano fondamentali per diversi motivi:

  1. Monitoraggio e Valutazione: Gli esami INVALSI forniscono dati oggettivi e comparabili a livello nazionale sul rendimento degli studenti, permettendo di identificare aree di eccellenza e di criticità nel sistema educativo. Questi dati sono utili per le politiche scolastiche e per indirizzare le risorse là dove sono più necessarie
  2. Standardizzazione: L’uso di test standardizzati assicura che tutti gli studenti vengano valutati con gli stessi criteri, garantendo equità e trasparenza nella valutazione
  3. Miglioramento Didattico: I risultati degli esami INVALSI possono essere utilizzati dagli insegnanti per riflettere sulle proprie pratiche didattiche e apportare miglioramenti. Offrono un feedback utile per l’aggiornamento dei programmi e delle metodologie di insegnamento.

D’altro canto, gli oppositori degli esami INVALSI avanzano una serie di critiche:

  1. Riduzione della Complessità Educativa. i test standardizzati riducono l’educazione a una serie di punteggi numerici, trascurando la varietà dei processi di apprendimento, la creatività, il pensiero critico e le competenze socio-emotive
  2. Stress e Ansia: L’introduzione degli esami INVALSI può aumentare il livello di stress e ansia tra gli studenti, che possono sentirsi sotto pressione per ottenere buoni risultati
  3. Didattica Orientata al Test: il rischio che gli insegnanti, per migliorare i punteggi degli studenti, possano orientare la loro didattica esclusivamente alla preparazione dei test, trascurando altri aspetti fondamentali dell’educazione
  4. Costo: gli ultimi test INVALSI hanno richiesto 4,6 milioni di euro per essere realizzati. Molti, all’interno del settore scuola, sottolineano che si tratta di un investimento eccessivo di fronte alle difficoltà economiche che vive la scuola italiana
  5. Non propone soluzioni concrete: dai risultati emerge una fotografia interessante della situazione scuola, ma questa non viene seguita da proposte concrete di risoluzione delle criticità
  6. Tempo: alcuni insegnanti lamentano che i test sottraggono tempo alla didattica senza produrre effettiva utilità agli studenti.

L’INVALSI rappresenta uno strumento importante per la valutazione del sistema educativo italiano. Attraverso le sue prove, fornisce dati essenziali per migliorare la qualità dell’istruzione e per promuovere un sistema educativo più equo ed efficace. Tuttavia, è fondamentale continuare a riflettere criticamente sul suo utilizzo e cercare soluzioni che bilancino la valutazione standardizzata con l’esigenza di un’istruzione più creativa e inclusiva.

Alex Corlazzoli, docente e giornalista del “Fatto Quotidiano”, ha avanzato la proposta di investire, ad esempio, in un potenziamento dell’insegnamento della matematica, sull’intero territorio nazionale, e solo in un secondo momento, riprendere l’esecuzione dei test, per valutare se effettivamente siano state colmate le lacune.

Uno strumento, dunque, potenzialmente utile, sul quale si può ancora riflettere per trovare delle migliorie.

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Ilenia Valleriani

Ho conseguito con lode la laurea specialistica in Comunicazione d’Impresa, successivamente alla laurea triennale in Scienze della Comunicazione, presso l’Università La Sapienza di Roma.

Insegnante nella scuola superiore di secondo grado, dal 2017 ho iniziato l’attività di content writer, in particolare sui temi del marketing e della comunicazione, per seguire la passione che coltivo sin da bambina: la scrittura.

Da luglio 2021 collaboro con il blog di Education Marketing Italia.

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