Insegnare la Cittadinanza digitale a scuola

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Nel 2020 ha fatto ritorno nella scuola italiana l’insegnamento dell’Educazione Civica, grazie alla Legge 92/2019, che sottolinea l’obbligo di voto in pagella e relativa idonea formazione per gli insegnanti.

La normativa prevede un insegnamento trasversale, condiviso in co-titolarità tra il corpo docenti della classe, in particolare tra quelli dell’area storico-geografica per le scuole primarie di primo e secondo grado, e dell’area economico-giuridica per le scuole di secondo grado.

La finalità dell’insegnamento civico è quello di aiutare nella formazione di una futura cittadinanza attiva tra gli studenti, realizzata nel rispetto delle regole, promuovendo l’inclusione e la partecipazione consapevole alla vita civica, culturale e sociale della comunità.

Gli argomenti da trattare sono vari, ad esempio: la conoscenza dei principi della Costituzione, l’educazione stradale, l’educazione alla legalità, l’analisi degli obiettivi dell’Agenda 2030, l’educazione alimentare e prevenzione della salute, il benessere e la sicurezza sul lavoro, il contrasto della mafia e del cyberbullismo, la tutela del patrimonio culturale e, appunto, la cittadinanza digitale.

 

L’importanza della cittadinanza digitale

Il concetto di cittadinanza ha subito un’evoluzione nel corso del tempo, al significato originario e tradizionale si è aggiunto, negli ultimi anni, l’aggettivo “digitale”. La trasformazione è avvenuta in considerazione del fatto che una cultura digitale si rende sempre più necessaria nell’attuale società dell’informazione, in tutti i settori, e ancor di più per i giovani che, nel prossimo futuro, faranno ingresso nel mondo del lavoro.

Secondo la definizione dell’Unione Europea “la cittadinanza digitale è un insieme di valori, competenze, atteggiamenti, conoscenze e comprensione critica di cui i cittadini hanno bisogno nell’era digitale. Un cittadino digitale sa come utilizzare le tecnologie ed è in grado di interagire con esse in modo competente e positivo”.

Il sociologo Marshall McLuhan ha definito la nostra società un Villaggio Globale, (M. McLuhan, B. Powers, Villaggio Globale-XXI secolo: trasformazioni nella vita e nei media, 1992), come se fossimo tutti abitanti di un villaggio, collegati e accumunati dalle tecnologie, pur trovandoci ai lati opposti del globo. Una società nella quale i giovani sono definiti nativi digitali, secondo la definizione coniata nel 2001 dallo scrittore statunitense Marc Prensky, che individua con tale nominativo coloro che sono nati in un momento in cui le tecnologie erano già parte integrante della quotidianità, a differenza degli immigrati digitali, coloro che hanno visto entrare, in modo consapevole, le tecnologie, in una fase avanzata della loro vita.

È lecito attendersi quindi che le nuove generazioni siano a loro agio nell’utilizzo delle tecnologie digitali, ma non è esattamente così. Secondo dei colloqui con studenti europei svolti dall’Università di Roma Tre, pubblicati su Wyred, è emersa la necessità di un’educazione digitale specifica a riguardo. Non è sufficiente infatti utilizzare le tecnologie, è fondamentale farne un uso consapevole, ed essere consci del fatto che, dietro le potenzialità delle tecnologie, si nascondano delle implicazioni sociali, culturali ed etiche, di cui i giovani vanno messi al corrente. Gli studenti intervistati hanno lamentato, ad esempio, un senso di insicurezza nell’autorappresentazione di sé sui social network, dove appaiono solo vite felici, rendendoli poi insicuri nei rapporti face to face.

Sulla via della formazione digitale, la Commissione Europea, ha elaborato il Piano di Azione per l’istruzione digitale 2021-2027, individuando un quadro europeo di riferimento circa i contenuti della materia. La Commissione ritiene che le conoscenze digitali vadano apprese già a partire dall’età dell’infanzia, così come la lotta alla disinformazione e una buona conoscenza delle tecnologie definite ad alta intensità di dati, come l’intelligenza artificiale.

Il Consiglio d’Europa ribadisce che il cittadino digitale è la “persona che possiede le competenze per la cultura democratica così da essere in grado di impegnarsi in modo competente e positivo con le tecnologie digitali in evoluzione; di partecipare attivamente, continuamente e responsabilmente alle attività sociali e civiche; di essere coinvolto in un processo di apprendimento permanente (in contesti formali, informali e non formali) e di impegnarsi a difendere continuamente i diritti umani e la dignità”. Parole che si concretizzano, ad esempio, nella capacità di effettuare un pagamento online, utilizzare la firma digitale, o dialogare con la Pubblica Amministrazione.

 

Il ruolo della scuola

È chiaro ormai quanto sia utile il web, e, in alcuni casi, fondamentale, sia nella didattica che nel lavoro, e nella socialità, non solo per il divertimento. È altrettanto chiaro però che occorre avere consapevolezza delle opportunità, e la scuola, l’istituzione che accompagna i ragazzi durante i cambiamenti, ha un ruolo primario nel plasmare dei cittadini (e consumatori) critici che sappiano muoversi e dare forma alla società futura.

La Legge n.92 del 20/08/2019, sottolinea che “per cittadinanza digitale deve intendersi la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali”, invitando così ad affrontare gli argomenti da approfondire durante le ore di educazione civica, con un approccio all’argomento a 360 gradi:

  • selezione e affidabilità di fonti, dati, informazioni e contenuti
  • competenze nell’uso di tecnologie digitali e varie forme di comunicazione
  • utilizzo servizi digitali pubblici e privati
  • partecipazione e cittadinanza attiva
  • netiquette (regole di comportamento nel mondo digitale)
  • strategie di comunicazione
  • rispetto delle diversità
  • gestione e protezione di dati personali e della propria identità digitale (conoscenza di normative e tutele)
  • benessere psicofisico, individuazione di dipendenze o abusi (cyberbullismo)

 

Genitori e insegnanti diventano dunque “pionieri”, secondo la definizione di Prensky, assumendo il ruolo principale nella creazione degli approcci educativi che rispondano ad un congruo utilizzo delle tecnologie digitali. A tal proposito la collaborazione educativa viene rafforzata dal Patto Educativo di Corresponsabilità, documento firmato dai genitori al momento dell’iscrizione, che illustra i comportamenti che scuola, famiglia e alunni si impegnano a rispettare.

Per aiutare genitori e insegnanti nel dialogo sul tema della cittadinanza digitale, il Consiglio d’Europa ha proposto una guida, Digital citizenship… and your child – What every parent needs to know and do, suddivisa in tre parti, “essere online”, “benessere online” e “diritti online”, con consigli e pratiche da seguire.

Se da un lato l’attuale pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione, dall’altro ha però accentuato le disuguaglianze. Il gap del Digital Divide, termine che indica le diseguaglianze nell’accesso e nell’uso delle ICT, si è riproposto prepotentemente all’opinione pubblica come il primo ostacolo da superare (per approfondire Il Digital Divide nelle scuole italiane) nel realizzare una cittadinanza digitale. Se tale scoglio non verrà superato non sarà infatti possibile realizzare una reale cittadinanza digitale a livello nazionale.

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Ilenia Valleriani

Ho conseguito con lode la laurea specialistica in Comunicazione d’Impresa, successivamente alla laurea triennale in Scienze della Comunicazione, presso l’Università La Sapienza di Roma.

Insegnante nella scuola superiore di secondo grado, dal 2017 ho iniziato l’attività di content writer, in particolare sui temi del marketing e della comunicazione, per seguire la passione che coltivo sin da bambina: la scrittura.

Da luglio 2021 collaboro con il blog di Education Marketing Italia.

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