La curva della pandemia è lungi dall’appiattirsi: saranno necessari investimenti in opzioni di apprendimento a distanza e online poiché diventeranno una parte inevitabile della “nuova normalità”.
Ci domandiamo se la riapertura delle scuole in Italia abbia contribuito all’aumento dei contagi da Covid-19, studiamo le curve di monitoraggio dell’andamento dei nuovi casi mentre, subdolamente, la crisi sanitaria rischia di erodere decenni di progressi: “per la prima volta dalla sua concezione, l’indice di sviluppo umano è destinato a diminuire“. Sono le parole di Stefania Giannini, Vicedirettrice dell’UNESCO con delega all’educazione, rilasciate lo scorso 20 ottobre (“Education: Act Now, Don’t Wait for the Bill“) per risvegliare l’attenzione riguardo alle gravi conseguenze che la pandemia sta portando nel mondo dell’istruzione e, conseguentente, in tutto il sistema. “Il mondo stava già affrontando una crisi dell’apprendimento prima della pandemia. Ora potrebbe trasformarsi in una catastrofe generazionale se i governi e la comunità internazionale non riuscissero a dare la priorità all’istruzione come trampolino di lancio della ripresa”.
Sono almeno 24 milioni di studenti dalla prima infanzia alla scuola secondaria e all’università rischiano di abbandonare gli studi solo a causa dell’impatto economico di COVID, dichiara l’esperta: “I bambini piccoli hanno perso la salute vitale, l’alimentazione e l’apprendimento precoce negli anni critici della scuola materna. I giovani hanno visto la chiusura dei centri di formazione professionale senza alcuna alternativa. Gli studenti con disabilità sono stati lasciati senza supporto. Le ragazze hanno subito una maggiore esposizione alla violenza e al matrimonio precoce. I programmi di alfabetizzazione degli adulti sono stati interrotti. Gli studenti universitari non potevano permettersi di continuare gli studi”.
L’istruzione dovrebbe essere la priorità di ogni governo ma il “policy tracker dell’FMI” rileva che solo 37 paesi e territori su 196 coprono l’istruzione o la formazione nelle loro misure fiscali. I leader non si sono quasi riferiti all’istruzione quando si sono incontrati virtualmente alle Nazioni Unite il mese scorso per stabilire le priorità sui finanziamenti per lo sviluppo post-COVID-19″.
Ma c’è un costo per ogni giorno di scuola perso: “l’accesso all’istruzione ha ripercussioni per tutta la vita sul benessere, sui guadagni e sull’uguaglianza di genere. Lo spazio fiscale si sta riducendo ovunque, ma i budget per l’istruzione devono essere protetti, se non aumentati, per mantenere lo stesso livello di spesa”. Bisogna investire ora in campagne per iscrivere nuovamente gli studenti più emarginati, in programmi di recupero e di seconda opportunità e in strutture sanitarie e igieniche per garantire che i bambini e gli insegnanti siano al sicuro a scuola.
Non sappiamo ancora quando usciremo dalla situazione emergenziale, l’istruzione richiederà tempo per riprendersi da un’interruzione universale e dovrà essere basata sui collegamenti tra istruzione, salute, lavoro e lotta alla povertà e alle disuguaglianze.
È necessario inoltre che vengano promossi investimenti per potenziare la didattica a distanza perché diventerà una parte inevitabile della nuova normalità.
#PowerEducation è la chiamata, il grido, dell’UNESCO per proteggere l’apprendimento: “stiamo convocando un incontro globale ospitato da Ghana, Norvegia e Regno Unito (avvenuto in data 22 ottobre, ndr.). Bambini e giovani stanno pagando un prezzo alto per la crisi sanitaria. Non possiamo lasciare che i nostri sistemi educativi falliscano in nome di una recessione o di una pandemia”.
Leader, esperti e studiosi si riuniranno per cercare di prevenire una ricaduta educativa che aggraverà le disuguaglianze e frenerà lo sviluppo umano ovunque in tutto il mondo.
Leggi l’articolo completo Education: “Act Now, Don’t Wait for the Bill”. Articolo liberamente riassunto e tradotto.