All’interno della cornice teorica delle 7P di cui stiamo parlando in queste settimane (se li hai persi, leggi gli articoli sul Prodotto, il Processo e il Prezzo delle scorse settimane), è il turno della Distribuzione, o “Place”.
Cosa intendiamo quando parliamo di sistema di “distribuzione” di un servizio come l’educazione?
Il sistema di “distribuzione” dell’educazione è strettamente legato ai canali utilizzati per raggiungere gli studenti, alle modalità con cui scuole ed Università raggiungono il proprio mercato in modo da soddisfare le aspettative ed i bisogni dei ragazzi.
Al giorno d’oggi, gli studenti hanno a disposizione moltissime fonti per reperire informazioni, soprattutto attraverso canali online: siti web e social media universitari e scolastici, video-lezioni, accesso a materiali didattici attraverso piattaforme elettroniche, servizi informatizzati di segreteria, scambi via email con i docenti sono solo alcune delle nuove modalità ormai ampiamente diffuse che hanno reso lo “spazio” in cui avviene l’apprendimento molto più esteso delle mura di un edificio.
L’ubicazione e la struttura fisica dell’istituto continuano ad avere ovviamente la propria importanza, non solo in quanto dalle stesse dipende la capacità di far fronte ad una platea di studenti più o meno geograficamente localizzata in quella zona (di certo, per le scuole primarie e secondarie, la collocazione dell’edificio è un aspetto chiave nella scelta di un istituto, mentre a livello universitario lo studente ha una mobilità esponenzialmente più elevata, al punto da prendere in considerazione Atenei anche in città o Paesi differenti), ma anche perché influisce in moltissime decisioni strategiche.
Dove localizzare le proprie strutture, come renderle accessibili e funzionali per tutti coloro che ne usufruiscono, utilizzare o meno intermediari per alcune funzioni – tipico l’utilizzo di agenti per il recruitment – , quali metodi o stili di insegnamento adottare, prevedere piattaforme online di supporto all’insegnamento: queste sono alcune delle decisioni che afferiscono alla leva distributiva, cui vanno aggiunte scelte legate alle “evidenze fisiche” , (intese come elementi tangibili che favoriscano e migliorino la customer experience), in merito, ad esempio, alla qualità e all’aspetto delle strutture o alle “sensazioni” che gli spazi provocano, di cui abbiamo parlato in questo articolo.
Un ultimo aspetto notevolmente importante, che possiamo intendere come “canale distributivo” è quello che viene comunemente chiamato come “placement”: nella considerazione dell’educazione come prodotto/servizio da portare sul mercato (con tutte le attenzioni etiche e morali che caratterizzano la lotta alla mercificazione della stessa), è necessario che le istituzioni accademiche si pongano sempre il problema di come facilitare l’utilizzo della cultura, delle nozioni, della conoscenza acquisita dagli studenti. Senza la previsione di relazioni strette con i livelli successivi all’istruzione (orientamento scuola-Università) o con il mercato del lavoro (stage curriculari o placement post-universitario), le istituzioni compiono l’errore di allontanarsi dalle necessità degli studenti, che hanno bisogno di poter osservare una continuità e di costruire un percorso accademico-lavorativo che metta a frutto le competenze ed abilità acquisite con l’apprendimento.
Se il “prodotto-educazione” si avvicina ai bisogni del mercato del lavoro cui fa riferimento, il processo educativo ha maggiore probabilità di successo: molte università indicano come proprio fiore all’occhiello un’elevata “Employability” dei propri studenti, ad indicare la facilità che gli stessi riscontrano sul mercato del lavoro a trovare un impiego.
Attivare canali che favoriscono un passaggio agevole tra i livelli scolastici ed, infine, con il mercato del lavoro (favorendo perché no, quello domestico), è un fattore di enorme rilevanza, che dimostra anche la sensibilità sociale dell’istituzione alle problematiche tipiche di quest’epoca, come la disoccupazione e precariato giovanili o la fuga di cervelli verso l’estero.