In Trentino arriva Creep, una delle prime progettualità promosse in Italia per prevenire il cyberbullismo attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale. Il cyberbullismo è un fenomeno nuovo, alimentato dalle nuove tecnologie, dai social network e dalle app di messaggistica istantanea, percepito in costante aumento (1). Per essere chiari e capire esattamente a cosa si fa riferimento, facciamo un passo indietro.
Si parla di bullismo, in senso lato, non solo quando si ha a che fare con comportamenti violenti fisicamente ma anche psicologicamente. Si parla di bullismo di fronte ad atteggiamenti aggressivi, ripetitivi e non rispettosi dell’emotività e della sensibilità altrui che hanno il fine di intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone. Sono atteggiamenti che possono verificarsi in qualunque tipo di contesto in cui si instaurano relazioni e scambi.
Quando avvengono “in digitale” si parla quindi di cyberbullismo: pettegolezzi diffusi attraverso messaggi sui cellulari o social network, inoltro di informazioni, immagini o video che possono causare imbarazzo e disagio, rubare l’identità e il profilo di altri, o costruirne di falsi.
Queste sono solo alcune delle modalità in cui i ragazzi realizzano atti di bullismo cibernetico e che con Creep si tenterà di arginare attraverso l’aiuto dell’intelligenza artificiale ovvero software molto elaborati capaci di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana.
Il progetto è già avviato in Trentino in alcune scuole medie, coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento, promosso e finanziato da Eit Digital, un’organizzazione europea leader nel campo dell’innovazione digitale e dell’educazione verso una trasformazione digitale dell’Europa.
Come agisce dunque la soluzione proposta?
Creep è composto da due strumenti: un software di analisi semantica che analizza i profili social (con particolare attenzione a Instagram) e monitora le interazioni più critiche individuando le caratteristiche dei profili più a rischio; un chatbot (un servizio di messaggistica automatica) che, attraverso la tecnologia dell’intelligenza artificiale, si integra con le App già in uso e fornisce ai tennager in maniera automatica un primo supporto attraverso consigli su come comportarsi di fronte a situazioni di disagio oltre ad indicare chi poter contattare in casi a rischio.
Non è il primo esperimento di applicazione dell’intelligenza artificiale su questi temi ma, come afferma Enrico Mari, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler e coordinatore del progetto “ci sono molti player sul mercato, ma nessuno di essi ha messo a punto qualcosa di paragonabile a quello su cui stiamo lavorando noi” (2). Creep, infatti, oltre che incorporare entrambe le funzioni di prevenzione e assistenza, prevede anche che i ragazzi stessi siano attori attivi del progetto e non solo destinatari. Sono già stati avviati infatti degli incontri didattico-esplorativi in alcune classi di scuola media e superiore del Trentino per sensibilizzare al tema e testare gli strumenti tecnologici analizzati.
La fase di sperimentazione andrà avanti continuando a raccogliere informazioni che serviranno a rendere sempre più intelligenti le macchine e i software che poi verranno introdotti e testati a inizio del prossimo anno scolastico.
Secondo l’Osservatorio nazionale adolescenza, durante l’anno passato il 28% degli adolescenti in Italia (3) è stato vittima di bullismo tradizionale e l’8,5% di cyberbullismo. Nella fascia 11-13 anni la situazione è ancora peggiore: le percentuali che riguardano i preadolescenti vittime di questi fenomeni aumentano fino a raggiungere il 30%, per quanto riguarda il bullismo tradizionale, e il 10%, riguardo al cyberbullismo.
Analizzando i dati raccolti nel 2017 dalle segnalazioni che raggiungono Telefono Azzurro (4), risulta che in Italia c’è in media almeno un caso di bullismo al giorno.
È importante esplicitare che l’introduzione dell’intelligenza artificiale in questo capo non è un modo per deresponsabilizzare le figure adulte di riferimento. Ogni forma di bullismo – o presunto tale – deve essere monitorata ed eventualmente gestita in prima persona da tutte quelle figure responsabili nella crescita, nella formazione e nell’educazione di bambini e ragazzi. L’intelligenza artificiale è uno strumento in più che ci permette di agire in alcuni casi più velocemente e prevenire delle situazioni che rischierebbero di passare inosservate o sottovalutate.
Il pericolo del cyberbullismo infatti è, per sua natura, poco tangibile ma, proprio per questo, molto pericoloso: “non tutte le forme di abuso lasciano lividi” (5).
Occhi aperti e cuore in mano.
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(1) Secondo un sondaggio condotto da Amnesty International in collaborazione con Doxa “per sette italiani su 10, dice l’indagine, il fenomeno del bullismo è in crescita. Ma per quasi la metà degli intervistati (45%) tale incremento è dovuto alla «grande cassa di risonanza fornita dai social media», mentre il 26% ritiene che la crescita sia da imputare al costante «clima di incitamento all’odio e alla discriminazione presente sui media”.
“Cresce la violenza sulle donne, bullismo “colpa” dei social”, Ilsole24ore.com
(2) “A Trento prove di intelligenza artificiale sui social per combattere i cyberbulli”, Repubblica.it
(3) L’indagine è stata svolta nel 2017 su un campione di ottomila adolescenti tra i 14 e i 18 anni e su un campione di 11500 ragazzi nella fascia 11-13 anni.
“Bullismo e cyberbullismo vittime e carnefici sono sempre più giovani”, Linkiesta.it
(4) “Tutti i numeri del bullismo nelle scuole italiane. Un dossier”, Agi.it
(5) Citazione di Danielle Steel, scrittrice e gallerista statunitense.