È da una paio di decenni che, parallelamente allo sviluppo della tecnologia dei computer, la scuola sente il dovere di educare gli allievi all’informatica. I primi tentativi si esplicavano in timidi capitoli nei libri di tecnica e scienze che, modello enciclopedia, descrivevano con parole e immagini cosa fosse un monitor, un mouse, un floppy disk. Qualche anno più tardi, durante le ore di matematica nelle classi sperimentali dei licei, sotto Natale si insegnava Pascal facendo accendere e spegnere le luci di un pino bianco sullo sfondo nero dello schermo. Oggi, tra rinnovamenti e ampliamenti dei programmi, non ci stupiremmo se fosse un piccolo robot a muoversi tra i banchi trasportando bocce e lucine e fosse proprio lui, magari, ad aiutarci ad addobbare un albero vero. A scuola si fanno laboratori di robotica, non è più una novità, e l’interesse per questo argomento è ultimamente cresciuto tanto da essere stato scelto come tema della traccia dell’ambito tecnico-scientifico per la prova di Italiano dell’esame di maturità dell’anno scolastico 2016/2017 appena concluso.
Ma di cosa stiamo parlando esattamente?
La robotica è una scienza interdisciplinare che si occupa della progettazione e dello sviluppo di robot. La robotica educativa è un approccio concreto alla robotica sviluppato attraverso un
approccio laboratoriale di co-costruzione. Gli effetti positivi sono molteplici e individuabili sia nello sviluppo delle soft skills, sia in modo diretto migliorando il rendimento delle materie curricolari. La robotica educativa sviluppa la capacità dei ragazzi di approcciarsi nel modo giusto ai problemi e a ragionare per obiettivi attraverso il potenziamento della logica computazionale; i robot possono essere considerati come una metafora di interpretazione della realtà simbolica e ciò permette in primo luogo lo sviluppo del pensiero astratto e, in secondo luogo, la capacità di gestirlo in relazione ad un ambiente concreto; costruire i robot e programmare le loro azioni porta i ragazzi, oltre che ad acquisire una mera alfabetizzazione digitale, a comprendere il codice che sottende il linguaggio della robotica e quindi a conoscere le logiche di funzionamento dei dispositivi elettronici e tecnologici; permette di creare un ambiente di reciproco apprendimento, di discutere e condividere le proprie idee, confrontare i diversi punti di vista e apprendere interagendo o osservando i pari, stimola la costruzione di ruoli e competenze all’interno dei piccoli gruppi e accresce il senso di autostima.
I professori illuminati, che hanno avuto la fortuna di lavorare in istituti con dirigenti all’avanguardia, hanno mosso i primi passi già una decina di anni fa; piano piano, sempre più docenti hanno deciso di avvicinarsi a questa pratica incoraggiati dalla divulgazione delle buone pratiche e stimolati dalla passione e dalla soddisfazione di chi si era già cimentato con coraggio e ostinazione in questo nuovo mondo.
Come avviene durante le ore di laboratori di coding (ne avevamo parlato qualche mese fa con Erika proprio su questo blog) l’idea non è quella di dare agli alunni skill da programmatori ma di sviluppare un tipo particolare di logica che permetta loro di avere l’idea di come è possibile usare la tecnologia. Per questo motivo tutti gli insegnanti, e non solo quelli di informatica, scienze o matematica, possono davvero avvantaggiarsi di numerosi benefici dedicando alcune ore alla robotica educativa nelle proprie classi.
L’interesse per il settore è in crescita così come, di conseguenza, il numero di enti e fondazioni che organizzano corsi di robotica in Italia. Summer school, laboratori intensivi, corsi post-laurea: le proposte formative sono varie e calibrate in base ai diversi target.
Robotiko è, ad esempio, è un blog dedicato ai robot ricco di informazioni e spunti riguardo gli sviluppi della robotica in generale del mondo dei droni ma propone molti articoli anche sulla robotica educativa e il coding.
Robocup Jr Italia, invece, è una rete di scuole per la Robotica Educativa attiva dal 2000. Nasce come una delle leghe di RoboCup con lo scopo di promuovere l’apprendimento tecnico scientifico per studenti di scuole secondarie e dell’obbligo con proposte di robotica educativa. Dopo quasi vent’anni di esperienza, oggi offre percorsi di formazione e perfezionamento in collaborazione con l’Università di Ferrara.
Come al solito la parte più difficile per un insegnante sta nel “cominciare”, credere di potercela fare e avere la forza e il coraggio di mettersi in gioco.
Per questo, dal prossimo mese, raccoglieremo per voi le testimonianze di alcuni insegnanti provenienti da tutta Italia che hanno già deciso di accettare questa sfida. Domanderemo loro come si sono avvicinati alla robotica, quali difficoltà e quali soddisfazioni hanno incontrato. Speriamo così che la loro esperienza e le loro opinioni possano dare una mano, un consiglio, un’ispirazione a chi è interessato ma non sa proprio da dove partire.
Continuate a seguirci!