Smartphone a scuola: perché si parla di vietare l’uso dei cellulari in classe?

L’allarme smartphone arriva da più fronti. Genitori, scuole e istituzioni si stanno unendo per porre fine all’abuso di smartphone e social network. Ecco quello che devi sapere.

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C’è un’epidemia invisibile: riguarda la salute mentale dei ragazzi.
I sintomi di depressione e i tassi di suicidio tra gli adolescenti sono aumentati bruscamente nel 2012, in coincidenza con l’accelerazione del possesso di smartphone, in particolare tra le generazioni più giovani. È un allarme grave: il ministro Valditara ha firmato una circolare che vieta l’uso di Smartphone in classe e già da mesi gruppi di genitori si stanno organizzando con le scuole per cercare di evitare il collasso.

Essere sempre connessi può darci una gratificazione immediata, ma spesso porta a conseguenze negative sulla nostra salute fisica e psicologica, oltre che sulle relazioni interpersonali. Questo stile di vita può distorcere il nostro senso di realtà, causando nervosismo, insonnia, un peggioramento della qualità del sonno, dolori articolari, e il rischio di dipendenza dal web. Tutti questi fattori si aggravano se subiti durante l’infanzia e l’adolescenza: la vita basata sugli smartphone, infatti, altera o interferisce con un gran numero di processi di sviluppo.

In questo articolo ti raccontiamo quello che è necessario sapere su questo argomento e quello che puoi fare per non subire questa tendenza ma cercare di invertirla.

 

Abuso di smartphone e social network: gli studi

Circola da qualche mese una pubblicazione che parla dell’abuso di smartphone e social network. È stata scritta su The Atlantic dallo psicologo di fama mondiale Jonathan Haidt che lavora per la NYU Stern School of Business e si dedica da anni allo studio dei comportamenti degli adolescenti e agli effetti delle tecnologie sullo sviluppo cognitivo dei giovani. La pubblicazione si intitola “End the phone-based childhood” e prende spunto dal libro “The Anxious Generation: How the Great Rewiring of Childhood Is Causing an Epidemic of Mental Illness” dello stesso autore.

Gli adolescenti americani trascorrono circa 5 ore al giorno solo sulle piattaforme dei social media. […] Quanto della vita viene scambiato con tutto questo tempo trascorso sullo schermo?” scrive Haidt. “La quantità di tempo che trascorrono dormendo è diminuita. Anche l’esercizio fisico è diminuito. Ma forse il punto più devastante è il crollo del tempo trascorso a interagire con altre persone faccia a faccia. […] Le interazioni online possono far emergere comportamenti antisociali.

Haidt ha raccolto e analizzato un’importante mole di dati e statistiche che rivelano una tendenza allarmante: il declino generale nella salute mentale degli adolescenti. Diversi ricercatori, infatti, hanno osservato che i sintomi di depressione e i tassi di suicidio tra gli adolescenti sono aumentati bruscamente nel 2012, in coincidenza con l’accelerazione del possesso di smartphone, in particolare tra le generazioni più giovani.

Alcuni dati che vengono riportati:

  • +50% ➔ aumento del tasso di depressione e ansia negli Stati Uniti dopo gli anni 2000
  • +48% ➔ aumento del tasso di suicidio per gli adolescenti tra i 10 e i 19 anni
  • +131% ➔ aumento del tasso di suicidio per le ragazze tra i 10 e 14 anni

I ragazzi che attraversano la pubertà online sperimentano molto più spesso il confronto sociale, l’autocoscienza, la vergogna pubblica e l’ansia cronica rispetto agli adolescenti delle generazioni precedenti”.

Il declino della salute mentale è solo uno dei tanti segnali che indicano che qualcosa è andato storto. Anche i risultati accademici sono diminuiti […] invertendo decenni di crescita lenta ma generalmente costante. I cali in matematica, letteratura e scienze sono avvenuti a livello globale, sempre a partire dai primi anni 2010”.

Secondo gli studiosi, le cause non sarebbero da ricercare solo in quella che viene definita come “un’infanzia basata sul telefono”. Ad influire negativamente è anche un radicale cambiamento del ruolo dei genitori che, da iperprotettivi, limitano ai figli opportunità di gioco in contesti anche non rischiosi.

La lettura è incalzante, ben argomentata e prende in considerazione l’argomento da tante prospettive che permettono di capire come il problema sia davvero vasto e complesso.

L’attenzione verso questi temi sta crescendo sempre di più, anche in Italia. Come scrive Mallamaci su Agenda Digitale: “l’uso degli smartphone a scuola e, più in generale, fuori dal tempo scolastico, porta con sé grandi opportunità per l’apprendimento, lo sviluppo della personalità dei bambini/adolescenti, la vita sociale. Tuttavia, i rischi legati al loro uso eccessivo e non consapevole appaiono troppo gravi per poter essere sottovalutati”.

 

I giovani ci stanno chiedendo aiuto

Chi è scettico sostiene che si stia fomentando un panico infondato non diverso da ciò che era successo anche con l’avvento della radio, della televisione, dei fumetti e dei videogiochi violenti. È comprensibile essere portati a pensarlo ma, se si approfondisce, si scopre che la tesi non regge.

Oltre i dati eloquenti, per la prima volta è la stessa Gen Z (la generazione principalmente colpita) a percepire il problema e chiedere esplicitamente aiuto. Infatti, molti tra questi adolescenti e giovani ragazzi si stanno attivando per contrastare questo fenomeno che loro stessi giudicano nocivo.

Nel nostro Paese, quasi il 38% degli studenti ammette di essere distratto dal proprio cellulare durante le lezioni, mentre il 29% si dice disturbato dall’uso che ne fanno i compagni. Questi dati, riportati dallo stesso Ministro per supportare la decisione di firmare la circolare che dall’anno prossimo vieterà l’uso dei cellulari in classe, sono stati raccolti dal rapporto 2023 del GEM (Global Education Monitoring) redatto dall’Unesco, agenzia delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

Haidt, nella pubblicazione citata, scrive che la maggior parte degli studenti dichiara di essere presente sui social network solo perché lo sono anche gli altri.Preferiresti vivere in un mondo senza Instagram o TikTok?” si è domandato a loro: il 58% ha risposto sì per ciascuna applicazione.

Lo spiega bene anche l’articolo The Youth Rebellion Is Growing in cui si leggono 7 interviste ad alcuni leader/influencer della Gen Z che raccontano le loro proteste e spiegano come si stanno organizzando: tutti loro hanno sperimentato personalmente i danni di un’infanzia online basata sugli smartphone e chiedono a tutti noi di contribuire a migliorare il mondo online per la prossima generazione.

 

Arginare lo sharenting

E poi c’è un altro fenomeno: lo sharenting, ovvero l’esposizione dei minori su internet da parte dei genitori.

Da un lato, c’è un bisogno urgente di proteggere e educare i più giovani all’uso delle tecnologie perché sono i soggetti più vulnerabili. Dall’altro, è evidente che questi stessi giovani abbiano bisogno di modelli virtuosi da seguire (dai genitori e familiari, agli insegnanti, educatori, allenatori e figure di riferimento varie).

Tra le cattive abitudini nell’uso critico dei social network degli adulti c’è appunto lo sharenting. È un tema che passa ancora abbastanza in sordina a livello mediatico, ma rincuora sapere che a marzo è stata depositata alla Camera la prima proposta di legge italiana che punta ad una regolamentazione.

La proposta di legge (“Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni“) ha lo scopo di proteggere l’autodeterminazione personale che viene violata quando un bambino è esposto sul web senza la sua autorizzazione e consapevolezza e anche di arginare il business dietro lo sharenting (i contenuti con i bambini attraggono, e per questo vengono usati anche a fini commerciali).

Chi sta osservando e studiando questo fenomeno afferma che i ragazzi e le ragazze che adesso iniziano ad avere 14-15 anni testimoniano come si sentano profondamente a disagio per i contenuti pubblicati dai loro genitori.

Non tutti i genitori sono consapevoli dei rischi associati alla condivisione di immagini e informazioni proprie ma soprattutto riguardanti i loro figli. Inoltre, il fatto che la condivisione di foto e video sui social sia diventata una pratica comune e accettata ha portato a una normalizzazione sociale del fenomeno.

Se lo scopo primario è tutelare i più piccoli, questa proposta fa riflettere anche su un aspetto ancora troppo trascurato: è fondamentale educare anche gli adulti all’uso di smartphone e tablet.

È fondamentale chiedersi: gli adulti sanno regolarsi nell’uso di social network e nell’uso del telefono? Come spiega la teoria dell’apprendimento sociale, i bambini imparano in un ambiente sociale imitando il comportamento degli altri.
E i modelli che gli stiamo fornendo non sono di certo i migliori.

 

Vuoi contribuire ad arginare il fenomeno?

Unisciti a Smartphone free childhood

L’abuso di smartphone e social network è un tema diventato urgente per molte famiglie tanto che, in diverse parti del mondo, gruppi di genitori hanno cominciato ad unirsi per trovare la solidarietà e la forza per cercare insieme di cambiare alcune abitudini relative all’uso di questi oggetti ormai insite nella società.

C’è un movimento di genitori britannici, nato nel febbraio del 2024 e diventato virale in pochi giorni, che chiede urgenti ripensamenti (formali e informali) sull’uso degli smartphone, in particolare per i ragazzi sotto i 14 anni. Il movimento è organizzato in gruppi territoriali che si stanno espandendo anche in Italia: solo la collaborazione e la sensibilizzazione del più ampio numero di persone può portare a un cambiamento sociale di grande portata.

Puoi seguire il movimento su Instagram SmartphoneFreeChildhood e entrare nel gruppo più vicino al tuo territorio.

Education Marketing Italia ha deciso di far parte dei volontari: ha portato il movimento in Italia e insieme ad altri volontari, sta aiutando l’associazione organizzando la traduzione e la divulgazione dei materiali.

 

Chiedi a Social Warning un incontro gratuito nelle scuole della tua zona

Social Warning è un progetto del Movimento Etico Digitale nato nel 2018 per rendere consapevoli dei pericoli dei social network ragazzi e genitori attraverso una rete di formatori-volontari. I temi trattati durante i loro interventi sono:

  • reputazione digitale
  • sexting e cyberbullismo
  • innovazione e mondo digitale
  • dipendenza dai social e alternative

La rete del Movimento Etico Digitale, capillare in tutta Italia, è composta da persone che con i social convivono e lavorano tutti i giorni e che possono quindi portare testimonianze e soprattutto casi studio positivi e negativi. ll format di solito si svolge con un incontro in modalità conferenza interattiva open air della durata di 2 ore. L’obiettivo non è soffermarsi sulla parte negativa, ma attivare buone abitudini nei ragazzi, in modo che facciano attenzione alle dinamiche che possono rivelarsi pericolose.

Nell’ultimo anno Social Warning ha incontrato oltre 5.000 persone, giovani nelle scuole e genitori, per trattare questo tema e sensibilizzare sui “rischi e potenzialità del web”.

Se sei un insegnante, un genitore o un adulto interessato, puoi contattarli per organizzare un incontro nella tua scuola.

 

Lo sport per vincere la partita contro gli schermi

Hai mai sentito parlare di Rudy Bandiera? È un autore, formatore, content creator e speaker affermato su temi di innovazione, tecnologia e comunicazione. Ha tenuto lezioni, master e seminari per diverse università.

Fa parte dei fondatori di Alleanza Digitale, un progetto che introduce un gruppo di formatori professionisti per “un utilizzo sano di tempo, tecnologia e corpo”. Lo scopo, in questo caso, è raggiungere le famiglie proponendo un approccio diverso e più consapevole al tempo e al digitale passando attraverso l’aiuto e l’appoggio delle società sportive.

Il credo dei fondatori è che il primo passo per riequilibrare il sistema di rapporti e contatti tra i giovani sia stimolarli alle relazioni in presenza, senza la mediazione di schermi, e invitarli ad un uso positivo del corpo, come stimolo, anche fisico, per una crescita armoniosa. L’attenzione è quindi stata posta sul ruolo centrale che lo sport ha nello sviluppo psico-fisico, in quanto suscita abitudini più salutari e favorisce relazioni in presenza.

Allenatori e atleti possono essere parte attiva di questo movimento. Se fai parte di una società sportiva e sei interessato al progetto puoi chiedere di ad aderire!

 

Autocoscienza: ripensiamo tutti alle nostre abitudini digitali

La crescente attenzione verso l’impatto degli smartphone sulla salute mentale e lo sviluppo dei giovani evidenzia la necessità di un cambiamento culturale e sociale. Vietare l’uso dei cellulari in classe rappresenta un passo significativo, ma è solo l’inizio di un percorso più ampio.

Occorre cambiare le nostre abitudini, cosa difficile da attuare tutta d’un tratto. Possiamo vederla come una sfida, ma è di sicuro un’opportunità per migliorare il nostro benessere. Ogni passo che compiamo verso un uso più consapevole della tecnologia ci porterà benefici tangibili, rendendo il percorso non solo fattibile ma anche gratificante.

È essenziale promuovere un uso consapevole e responsabile delle tecnologie, sia tra i giovani che tra gli adulti, attraverso l’educazione e l’esempio; perché il ruolo dei genitori, degli insegnanti e delle istituzioni educative è cruciale per creare un ambiente che supporti lo sviluppo equilibrato delle nuove generazioni.

Solo così, attraverso un impegno collettivo e una maggiore consapevolezza, possiamo sperare di guidare i nostri giovani verso un futuro in cui la tecnologia arricchisce, piuttosto che compromettere, la loro crescita e benessere.

 

Possiamo agire, collaborare e sostenere un utilizzo più equilibrato e sicuro degli smartphone, per proteggere e valorizzare il potenziale delle nuove generazioni e possiamo farlo da subito. Iniziative come Smartphone Free Childhood e Social Warning offrono risorse preziose per sensibilizzare e coinvolgere le comunità e non sono le sole. Serve stimolare un dialogo aperto sui rischi e le opportunità del mondo digitale. Tutti possiamo farlo nella nostra quotidianità o magari anche appoggiandoci a chi riesce a farlo in modo strutturato.

È un tema che ci sta a cuore e per questo collaboriamo con esperti di questo tema e diverse associazioni: possiamo raccontarti meglio le azioni concrete che molte scuole hanno già messo in atto e aiutarti a realizzarle anche nella tua scuola.

Haidt: “La nuova infanzia basata sul telefono sta facendo ammalare i giovani e sta bloccando il loro progresso verso la prosperità nell’età adulta. Abbiamo bisogno di una drastica correzione culturale, e ne abbiamo bisogno ora”.

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Giulia Cattoni

Faccio quello che faccio da sempre: scrivo. Uso la scrittura per dare forma a pensieri e idee.
Da piccola consumavo pagine e pagine per descrivere le mie avventure quotidiane sul diario, oggi uso il linguaggio per creare testi efficaci, contenuti digitali, e organizzarne la gestione.
Mi piace trovare le parole giuste, mettere ordine ai testi e renderli chiari, e creare contenuti accessibili, piacevoli e utili.

Faccio parte del team di Education Marketing Italia dal 2016: ho iniziato come autrice del blog e negli anni ho ampliato i miei ruoli. Oltre alla produzione e gestione dei nostri contenuti, affianco i miei colleghi nella gestione degli open day e nelle attività di design thinking.
Dal 2023 mi occupo in prima linea della cura del nostro brand: dalle mie mani passano piani editoriali, articoli, post, newsletter, webinar e la strategia che li tiene insieme.

Mi sono laureata in Comunicazione con una tesi sull'uso della lingua per l'infanzia, ho frequentato corsi sulla didattica emozionale e sulla robotica educativa. Sono stata istruttrice di pallavolo nel settore giovanile comasco.

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