Il compito dell’insegnante non si esaurisce all’aspetto formativo, ma sempre più, in un’epoca frenetica e problematica come quella attuale, riguarda anche il lato emotivo dell’alunno.
Se fino a qualche anno fa era impensabile ammettere che un bambino potesse essere stressato, oggi sappiamo che fa parte della vita, anche dei più piccoli. Aiutare i bambini a gestire situazioni spiacevoli richiede specifiche abilità, e un contributo al riguardo, arriva dalla mindfulness.
Che cos’è la mindfulness?
La meditazione consapevole, o mindfulness, trae origine dalla meditazione buddhista Vipassana, che guida il meditatore a porre attenzione a ciò che accade sul momento, qui e ora, a stare in contatto con la mente, il corpo e le sensazioni che ne derivano. È una pratica psicoterapica che fonde l’esperienza delle tecniche di meditazione con aspetti teorici di psicologia cognitiva. Lo scopo è imparare a stare bene con le sensazioni comunicate dal nostro corpo (prurito, fastidio, benessere…) senza giudicarle.
La mindfulness permette di aumentare la consapevolezza circa la nostra mente, entrare in contatto con le emozioni, ridurre l’ansia e il senso di angoscia, migliorare l’umore, la qualità del sonno, e di conseguenza il benessere psico-fisico dell’individuo, oltre che aiutare nell’esprimere ciò che si prova.
Sul finire degli anni ’70, il medico americano Jon Kaba-Zinn, ispirato dalla personale esperienza di meditazione, ebbe l’idea di creare un percorso di mindfulness, MBSR (mindfulness based stress reduction), per malati cronici. Il percorso, che non deve essere inteso come una forma di terapia ma un percorso psico-educativo e formativo, prevede 8 incontri di gruppo a cadenza settimanale, che include momenti di meditazione, condivisione esperienza ed esercizi da fare a casa.
Secondo uno studio condotto dall’Università di Harvard, praticare meditazione per 8 settimane, porta benefici fisico-cognitivi, come ispessimento della corteccia cerebrale (l’area responsabile dell’attenzione e delle emozioni).
L’importanza della mindfulness in classe per insegnanti e alunni
È possibile utilizzare la pratica anche in classe per affrontare problemi comportamentali, difficoltà di attenzione, concentrazione, aggressività, attacchi di panico, stress degli alunni e dei docenti.
Le prime ricerche sulla mindfulness in classe risalgono al 1993, condotte da Sarracino nei paesi anglosassoni, relativamente al comportamento dei docenti. I suoi studi ebbero inizio da due quesiti fondamentali che lo studioso si poneva:
- Quanto è utile che un insegnante pratichi la mindfulness?
- Che cosa è associato ad una maggiore consapevolezza della mindfulness?
La ricerca evidenziò una serie di benefici sottolineati dagli insegnanti, anche nella loro vita privata. I quesiti posti al corpo docente furono i seguenti:
1. La mindfulness ha influenzato il tuo stile di insegnamento?
- Mi ha aiutato a scegliere le priorità e ad organizzarmi meglio
- Mi ha insegnato a focalizzarmi sulla relazione e poi sul contenuto
- Mi ha aiutato con i bambini ma soprattutto ha aiutato me
2. Ha influenzato il modo con cui ti rapporti con gli studenti e, se affermativo, in che senso?
- Ho cambiato il modo di affrontare i conflitti in classe e fuori
- Ho trovato dei modi per calmarmi
- Ho cercato di tornare presente anziché farmi catturare dalla preoccupazione
- Ho usato molto alcune strategie nei momenti difficili
3. Hai utilizzato le nuove abilità di mindfulness apprese, fuori dalla classe?
- Sono stata aiutata rispetto alla relazione con mio figlio
- Mi ha aiutato a fronteggiare delle emozioni difficili e a non portarle a scuola
- Mi sono accorta che presumevo di essere consapevole ma non lo ero
- Ho smesso di fare due o tre cose insieme
- Ho ridefinito i miei obiettivi in modo più rispettoso nei miei confronti
4. In quali modi utilizzi in classe le abilità di mindfulness? In momenti specifici oppure usi tecniche specifiche rispetto ad alcuni momenti? Quali cambiamenti hai notato nel clima della classe dopo l’esperienza mindfulness?
- È stata utile nelle situazioni in cui la classe era troppo sovraeccitata
- L’ho usata con regolarità anche nei momenti in cui non c’era particolare tensione e il risultato è stato positivo
- Ho smesso di dire che cosa dovevano fare e ho iniziato ad aiutarli ad esplorare le loro esperienze
5. Pensi che la mindfulness andrebbe incrementata, in generale, nella scuola?
La risposta è stata unanimemente positiva ma ha evidenziato una particolare criticità, a volte c’è conflitto tra le necessità del programma e il tempo da dare alle pratiche mindfulness. Per questa ragione, in molte scuole, è stata scelta la lezione di Educazione fisica come lezione dedicata alle attività di mindfulness. Una scelta che ha pregi e difetti:
- Riduce il numero di insegnanti coinvolti
- Può essere associata ad una attività solo ludica e distensiva
- Non permette di inserire gli strumenti di regolazione cognitiva ed emotiva nel curricolo delle diverse materie, è importante sottolineare la collaborazione e l’informazione alle famiglie dei progetti basati sulla mindfulness. È fondamentale mantenere un atteggiamento laico nei confronti della pratica.
L’approccio educativo della mindfulness si esplica in 3 momenti specifici:
- Consapevolezza esistenziale: la capacità di osservare sé stessi e non soccombere ai propri stati emotivi
- Consapevolezza etico-relazionale: la capacità di instaurare una relazione basata sulla comprensione dell’altro
- Consapevolezza politica: la capacità di percepirsi con l’altro in una relazione basata sulla comprensione
Recenti studi, come dimostrato su PubMed (il più vasto motore di ricerca di articoli scientifici), sostengono che introdurre un programma di mindfulness nelle scuole può apportare numerosi benefici di tipo emotivo e mentale, anche su studenti con difficoltà, oltre che migliorare lo sviluppo delle abilità nella prima infanzia e influire su un maggiore coinvolgimento in aula.
Insegnare la mindfulness ai più piccoli
Al momento esistono vari protocolli relativi alla mindfulness, tutti con il denominatore comune, di sviluppare la consapevolezza. Vediamone alcuni, tra i più conosciuti:
- A still quiet place di Amy Saltzman: un programma di 8 incontri per bambini nella fascia 3-14 anni, da svolgere a scuola dopo le lezioni;
- Inner kids program di Susan Greenland: il numero degli incontri varia a seconda dell’età dei partecipanti, prevede attività e giochi per non confondere le proprie esperienze profonde (pensieri, emozioni, sensazioni fisiche) e quelle esteriori (persone, luoghi, cose…);
- Inner resilience program di Linda Lantieri: nato in seguito all’attentato dell’11 settembre, prevede workshop, laboratori esperenziali e lezioni di yoga, da svolgere nei weekend, per il personale della scuola e genitori;
- Stressed teens di Gina Biegel: programma nato nel 2004 con focus sugli adolescenti, che si svolge in modo molto simile al programma per adulti MBSR;
- Il fiore dentro di Antonella Montano e Silvia Villani: programma italiano, 8 incontri di 45 minuti, per bambini dai 6 a 12 anni, per combattere l’ansia, difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno.
Quali sono le pratiche di meditazione adatte a bambini e adolescenti?
Sostanzialmente le pratiche sono simili a quelle seguite dagli adulti, quello che varia è la durata della sessione che si differenzia al variare dell’età:
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Mindful eating
La meditazione con il cibo è una delle pratiche più diffuse nelle scuole, utile per iniziare a porre l’attenzione sul presente (guarda il video Il Punto maternità – Mindful eating | FacebookIl Punto maternità – Mindful eating | Facebook);
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Meditazione sul respiro
Si invitano i bambini a concentrarsi sul respiro, al fine di notare, a fine esercizio, come si sia trovato un luogo tranquillo e silenzioso dentro di sé (guarda il video PratichiAmo con i bambini: 5 minuti di Mindfulness – YouTube);
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Meditazione in movimento
Serie di esercizi da svolgersi in movimento, per fronteggiare la difficoltà dei bambini nel rimanere fermi a lungo, l’importante è muoversi lentamente e con consapevolezza del corpo e dei pensieri (guarda il video Favola Yoga per Bambini – YouTube);
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Mirror game
Ciascun bambino, a turno, propone agli altri in cerchio, un movimento, osservando con consapevolezza il gesto (guarda il video Mindful Mirroring Activity – YouTube);
Chiedere ai bambini di contare i respiri ad ogni passo, per mantenere l’attenzione sul presente;
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Body scan
Consapevolezza del corpo, utile per i bambini che soffrono d’ansia, si chiede di allenare il corpo alla consapevolezza, per comprendere i campanelli d’allarme che invia l’ansia (guarda il video Body Scan per bambini – YouTube)
Perché diventare un insegnante mindfulness
Essere un insegnante consapevole può aiutare a creare un ambiente più calmo e armonioso, in cui i bambini si sentano emotivamente al sicuro, a ridurre eventuali conflitti in aula e a trovare modi positivi per relazionarsi.
Per fare ciò è importante:
- Utilizzare un linguaggio fantasioso e voce calma
- Empatizzare con i partecipanti
- Creare un ambiente silenzioso
- Individuare uno spazio preciso dell’aula e un momento specifico per fare mindfulness
- Incoraggiare alla pratica, magari citando personaggi famosi, come sportivi e cantanti, che hanno dichiarato di praticare prima di performance importanti
Le app che incoraggiano alla meditazione
La meditazione può essere incoraggiata anche tramite l’utilizzo delle app, la tecnologia su smartphone si evidenzia come un valido aiuto per i giovani, particolarmente avvezzi al loro utilizzo nella vita quotidiana.
Le app gratuite più utilizzate del momento sono:
- Smiling Mind: È una piattaforma tecnologica gratuita che supporta ogni membro della comunità scolastica con meditazioni guidate da svolgere in classe e a casa, con programmi suddivisi per fasce d’età;
- Headspace: Il programma “Headspace For Kids” si concentra su esercizi di respirazione, visualizzazioni e meditazione basata su temi come calma, concentrazione, gentilezza, sonno, sveglia, per le fasce d’età 9-12 anni e 6-8 e 5 anni;
- Stop, Breathe & Think: Adatta per un pubblico di almeno 10 anni, ideale per l’uso individuale, consente di monitorare i progressi personali ed offre un elenco di meditazioni.
In Italia il concetto della mindfulness è ancora poco diffuso, rispetto ai paesi inglesi e statunitensi, ma è comunque supportata dal CISM-Mondo Mindfulness, riconosciuto dal MIUR, che propone corsi e programmi a sostegno di università e scuole, sull’intero territorio nazionale.