Il sistema scolastico mostra il bisogno di aprirsi ad un mondo globale, nel quale è importante che ragazzi e ragazze facciano esperienze internazionali e acquisiscano competenze trasversali. Per tale motivo la scuola avverte la necessità di internazionalizzarsi, ossia di integrare le attività che coinvolgono elementi di rapporto con l’estero nelle normali attività didattiche.
Il livello di internazionalizzazione delle scuole diventa un indice importante, così come la mobilità studentesca, che assume un ruolo fondamentale nella preparazione dei ragazzi.
Come si misura il livello di internazionalizzazione degli istituti italiani?
Il processo di internazionalizzazione documentato dall’Osservatorio Nazionale (nato nel 2009 ad opera della Fondazione Intercultura), ha lo scopo di creare un dialogo tra le culture e favorire gli scambi fra giovani di diversi paesi, con la collaborazione del Ministero dell’Istruzione, l’Associazione Nazionale Dirigenti e le Alte Professionalità della Scuola.
L’andamento del processo di internazionalizzazione viene monitorato attraverso un indice rilevato da IPSOS (tra febbraio e giugno, su un campione di quasi 1000 scuole), e reso noto attraverso un rapporto annuale. Nel 2022 il rapporto si è focalizzato sull’aggiornamento dell’indice, considerata la necessità di adeguarsi alle novità scolastiche intercorse negli ultimi 10 anni, come le nuove politiche europee e l’introduzione del PTOF (Piano Triennale Offerta Formativa).
La pandemia sembra non aver intaccato il percorso di internazionalizzazione delle scuole: nell’anno scolastico 2020/21 l’indice è stato superiore a 3 anni fa, passando da 44 a 46. I valori più elevati si registrano negli IIS e nei licei. L’Italia centrale eguaglia i numeri del nord del Paese.
Il nuovo indice di internazionalizzazione
L’aggiornamento dell’indice prevede che sia suddiviso in 3 aree di analisi:
- Area linguistica: quasi 3/4 delle scuole prevede l’insegnamento di una seconda lingua straniera, oltre quella inglese (generalmente spagnolo o francese), 1/5 ha istituito dei corsi pomeridiani di lingua, e nell’86% dei casi si rilasciano delle certificazioni linguistiche. L’attenzione verso la promozione dell’insegnamento viene confermato dal 68% degli istituti, anche grazie alla presenza di docenti madrelingua. Nonostante ciò, non risulta in crescita il CLIL (insegnamento delle altre materie in lingua straniera) applicato solo da 2/3 delle scuole.
- Area Progetti e Mobilità: il 93% delle scuole ha avuto almeno uno studente impegnato in un’esperienza all’estero. La mobilità è generalmente la prima attività che le scuole pensano di mettere in atto circa l’internazionalizzazione. È proprio la mobilità, tra le attività di internazionalizzazione, ad aver sofferto di più l’influenza della pandemia, registrando un calo rispetto al periodo pre-pandemico. Nonostante il trend negativo del recente passato, non cambia l’apprezzamento dei dirigenti scolastici nei confronti dell’esperienza, anche se il 28% di essi, riconosce che sia diminuito l’entusiasmo da parte dei docenti.
- Coinvolgimento della scuola: l’attenzione da parte delle scuole italiane ai temi dell’internazionalizzazione si dimostra anche attraverso il potenziamento dell’educazione civica, che tratta argomenti disparati ed attuali. Nel 76% delle scuole sono presenti docenti referenti che si occupano dei vari insegnamenti a riguardo.
La mobilità delle scuole italiane
La mobilità ha acquisito un ruolo centrale nello sviluppo della formazione personale dello studente. Quando si parla di internazionalizzazione, tendenzialmente, si pensa proprio ai progetti di viaggio che la scuola può supportare. Anche se non è l’unica attività, è sicuramente una delle più importanti.
Le uscite sono un momento metodologico alternativo alla didattica in classe, e in quanto tali sono da considerarsi parte integrante dell’offerta formativa, in coerenza con gli obiettivi formativi e didattici del PTOF. Rappresentano un arricchimento per l’alunno, in termini di conoscenza, comunicazione e socializzazione e permettono un approfondimento culturale e linguistico associati alla conoscenza del territorio, oltre che accrescere il senso di responsabilità e sedimentare la coesione del gruppo classe.
Ogni uscita è deliberata dal consiglio di classe, secondo la normativa (con il DPR n. 275 del 1999, si è configurata l’ampia autonomia scolastica anche in materia di uscite didattiche).
La scuola può realizzare diversi tipi di mobilità per adattarsi alle necessità degli alunni e delle famiglie:
- Il viaggio d’istruzione all’estero: anche detto Stage linguistico o Mini-stay, prevede il pernottamento di più giorni all’estero e un approfondimento, oltre che culturale, della lingua del paese ospitante. Come per i classici viaggi d’istruzione, il Dirigente Scolastico e gli organi collegiali devono occuparsi di definire gli obiettivi del viaggio, i destinatari, il docente referente, il bando di gara per l’agenzia di viaggio (per le scuole pubbliche), le attività da svolgere durante il periodo di soggiorno, e la valutazione finale. Generalmente si svolgono entro il mese di maggio.
- PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali per l’Orientamento): si esplicitano in tirocini lavorativi all’estero, con lo scopo di introdurre nel mondo lavorativo lo studente e arricchire il suo curriculum con una work experience, particolarmente gradita ai datori di lavoro. Spesso realizzati in formula mista giornaliera: alcune ore di corso di lingua, e alcune ore sul posto di lavoro. A volte queste attività sul posto di lavoro riguardano esperienze arricchenti anche nell’ambito sociale, come ad esempio un impiego all’interno di charity shop in Inghilterra o Irlanda.
- L’anno all’estero: regolamentato dal MIUR, prevede la possibilità di frequentare un anno o un semestre scolastico presso una scuola straniera, per i ragazzi del quarto anno della scuola superiore (leggi anche Come fare un periodo scolastico all’estero). Questa opportunità è organizzata da varie agenzie del settore.
- Il viaggio estivo: organizzato nel periodo di vacanza dalla scuola, spesso prevede un soggiorno in famiglia o college, integrando il tutto con un corso di lingua giornaliero. In questa tipologia di mobilità l’istituzione scolastica non c’entra direttamente e il ruolo chiave è quello del docente in quanto contatto di riferimento delle famiglie ed elemento che crea fiducia e sicurezza nei genitori.
Lo stage linguistico secondo le agenzie di viaggio
Una tipologia di viaggio alternativa al tradizionale viaggio d’istruzione, è la possibilità di trascorrere un breve soggiorno all’estero, per approfondire la lingua, a cui i ragazzi possono partecipare singolarmente o in gruppo.
Loretta Corrò, titolare dell’agenzia Obiettivo Lingua, ha sottolineato che i programmi di viaggio organizzati dall’Agenzia, che hanno vissuto una crescita esponenziale soprattutto a partire dal 2014, si integrano perfettamente con i viaggi d’istruzione tradizionali. Fino agli anni 2000 “aderivano solo gli istituti turistici, ed eventualmente linguistici” spiega la responsabile, “ora è trasversalmente seguito da tutti gli istituti. Non è il tipo di scuola, per ordine e grado, a fare la differenza”.
“La differenza tra il periodo pre e post pandemia è abissale” continua la responsabile, “perché fino al 2019 c’era fortissima richiesta di stage linguistici. Dal 2020-2021 sono stati bloccati per decreto ministeriale, e ripresi da settembre 2022, con un 83% circa in meno”. La forte flessione è dovuta anche al fatto che il periodo di punta, la cosiddetta “stagione alta”, si concentra nei mesi tra febbraio e aprile, periodo nel quale era ancora impossibile muoversi liberamente. Le previsioni per l’imminente futuro sono comunque rosee: già nell’estate 2022 si è registrata un’impennata di richieste, e se i genitori prima sembravano più esigenti, nell’ultima estate, si sono dimostrati più flessibili, limitando le principali domande soprattutto al prezzo e alle date di partenza, dimostrando una grande voglia di far vivere un’esperienza linguistica all’estero ai figli, soprattutto dopo lo stop inflitto dalla pandemia.
I programmi vengono svolti sia nel periodo invernale (con durata di 1 settimana, organizzati tramite contatto con la scuola), sia nel periodo estivo (con durata di 2 settimane). In quest’ultimo caso, spiega la titolare “il mercato è completamente diverso, è il genitore che si rivolge direttamente all’agenzia, ed è laterale rispetto alla realtà scolastica”, ed è il docente a ricoprire il ruolo di decision maker del progetto.
Circa le mete preferite da docenti e scuole, le agenzie concordano sulla preponderanza delle mete anglofone europee. Nel 2021-22 il Regno Unito ha subito una flessione causata dalla Brexit e dalla conseguente necessità di avere il passaporto che limita la scelta a causa del costo e delle tempistiche per generare il documento. I più si dirottano sull’Irlanda (molto amata dai docenti), in particolare Dublino, che offre però un’accoglienza, in termini di strutture e famiglie ospitanti, numericamente limitata.
Due mete alternative coniugano la lingua inglese e il mare, Malta e Cipro ma rimangono secondarie per l’accento poco british.
Allargando l’opportunità dello studio all’estero al punto di vista delle famiglie, Vincenzo Falco, fondatore di ZV Viaggi Studio suggerisce una prospettiva a tappe che segua la crescita dei figli e il bisogno di rendere più internazionale la loro esperienza “Per una famiglia è importante non focalizzarsi su una singola esperienza, ma pensare di programmare un percorso di esperienze all’estero durante tutto il periodo scolastico. Questo significa progettare un percorso che potrebbe prevedere un mix tra vacanze studio, anno scolastico all’estero e, durante l’università o nel post-laurea, un periodo all’estero durante il quale frequentare un corso di lingua di specializzazione e una work experience con stage in azienda.”
Per concludere, sebbene le restrizioni dovute alla pandemia abbiano arrecato pesanti danni sia alla possibilità degli alunni di fare esperienze all’estero, sia alle agenzie specializzate che hanno visto crollare i propri fatturati, la seconda parte del 2022 si è rivelata promettente per una ripresa di questo tipo di esperienze. Ci auguriamo che le attività di internazionalizzazione riprendano a pieno ritmo e possano crescere sempre più negli anni a venire.
Ringraziamo Giulia e Loretta di Obiettivo Lingua, Laura di Helkin, Raffaele e Anna di Intercultura, Vincenzo di Zainetto Verde per la loro disponibilità che ci ha permesso di scrivere questo articolo basandoci sull’esperienza di chi lavora tutti i giorni con passione in questo settore di cui si parla poco.