Durante i lockdown intercorsi negli ultimi due anni, le realtà scolastiche si sono dovute adeguare, affidando alla Rete il compito di portare avanti i programmi con l’aiuto di classi virtuali. Con questo nuovo ed improvviso modo di fare scuola però, nel frattempo, molti alunni si sono “persi”, risultando assenti, per mancanza degli strumenti necessari. La pandemia ha accelerato in modo assoluto la necessità dell’utilizzo di Internet, non solo per svago, e forse, abbiamo dato per scontato che tutti potessero accedervi senza problemi, ma non è così.
Cos’è il Digital Divide?
Il divario digitale è il termine che indica le diseguaglianze nell’accesso e nell’uso delle ICT, determinate da coloro che hanno la possibilità di utilizzare senza problemi le nuove tecnologie digitali, con facile accesso ad Internet, e coloro che, per motivi tecnici, economici, sociali, non possono. Nel 1996, l’ex vice-presidente degli USA, Al Gore, nell’ambito del programma K-12, sottolineò la differente distribuzione di dotazioni ICT nelle scuole statunitensi, evidenziando il gap esistente tra gli “information have” e “havenots”, indicando i primi come coloro che hanno possibilità di accesso alle tecnologie, e i secondi come coloro che ne sono sprovvisti.
Il Digital Divide può essere suddiviso in varie tipologie:
- Globale: relativamente alla differenza fra i Paesi più e meno sviluppati
- Sociale: per quanto concerne le diseguaglianze all’interno di un Paese. In Italia, secondo il Rapporto Bes Istat del 2021, nel Mezzogiorno il 63,4% di individui ha accesso alle tecnologie, rispetto al 72,3% del Nord e del Centro
- Democratico: evidenzia le condizioni di partecipazione alla vita politica e sociale sulla base dell’uso consapevole o meno delle nuove tecnologie
Le categorie più colpite dal Digital Divide risultano essere:
- gli anziani, che determinano un digital divide intergenerazionale;
- le donne non occupate, parliamo in questo caso di digital divide di genere, 65,8% di accesso e utilizzo delle donne non occupate a fronte del 72,9% degli uomini;
- gli immigrati, che danno vita ad un digital divide di tipo linguistico-culturale;
- i disabili, i detenuti e i soggetti non scolarizzati.
Secondo la Commissione Europea si può parlare di un Digital Divide di primo livello, nel caso di mancata copertura della banda larga fissa ad almeno 2 Megabit, mentre si definisce di secondo livello se vi è mancata copertura della banda ultralarga. Si ipotizza che nel prossimo futuro si potrà parlare di un gap di terzo livello determinato dall’assenza della fibra ottica.
L’importanza dell’accesso ad Internet
L’accesso e l’uguaglianza digitale assumono notevole importanza nella società dell’informazione nella quale viviamo, le tecnologie ICT migliorano le opportunità di vita per chi ne usufruisce, gli inclusi digitali, e limita quelle di coloro che non hanno la possibilità di sfruttare i vantaggi della rete, cioè gli esclusi digitali. Internet viene riconosciuto come lo strumento principe per accedere alle informazioni nella nostra epoca, è un bene comune che facilita la vita attiva dei cittadini nella realizzazione di una società democratica.
Il Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite ha considerato Internet alla stregua di un diritto fondamentale dell’uomo, compreso nell’art.19 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del cittadino. Si specifica che la Rete è “una forza nell’accelerazione del progresso verso lo sviluppo nelle sue varie forme” e si chiede agli Stati di “promuovere e facilitare l’accesso a Internet”.
Della stessa idea anche il Rapporto ONU 2012 sulla Promozione e protezione del diritto di opinione ed espressione, “gli Stati hanno un obbligo positivo a promuovere o facilitare il godimento del diritto alla libertà di espressione e dei mezzi di espressione necessari per esercitare questo diritto, compreso, l’accesso a Internet”, considerando “l’accesso a Internet un mezzo indispensabile per una serie di diritti umani, combattendo l’ineguaglianza e accelerando lo sviluppo e il progresso dei popoli.”.
Il Digital Divide presente nelle scuole
Proprio negli ultimi due anni scolastici, la scuola ha mostrato chiaramente tutte le sue criticità riguardo il digitale, non solo rispetto alle proprie carenze in quanto istituzione, ma anche evidenziando, a causa della didattica a distanza necessaria, le difficoltà degli studenti nell’utilizzare le tecnologie digitali.
Il Rapporto BES Istat 2021, giunto all’ottava edizione, ha evidenziato il quadro circa i principali fenomeni economici, sociali, ambientali del nostro Paese, attraverso l’analisi di indicatori suddivisi in 12 domini. Per il dominio della formazione, un aspetto particolarmente rilevante è stato quello relativo alle competenze digitali. In quest’ultimo periodo di D.A.D., risulta che l’8% degli alunni sia rimasto escluso dalle attività scolastiche, dato che sale al 23% se si considerano gli studenti disabili, a causa della dichiarata assenza di connessione Internet da parte delle famiglie.
Il 22% degli intervistati tra 16 e 70 anni, ha dichiarato di possedere elevate competenze digitali (a fronte del 31% della media europea), dove per competenze elevate si intende la conoscenza dei 4 aspetti fondamentali: informazione, comunicazione, problem solving e creazione contenuti.
Dal rapporto Bes emergono dei dati chiari relativi all’accesso e l’utilizzo della rete da parte degli italiani:
- il 32% sostiene di avere basse competenze
- il 19% di riconoscersi delle competenze di base
- il 3% conferma di non avere nessuna competenza
- il 24% dichiara di non avere mai usato Internet negli ultimi 3 mesi del 2020
Secondo il Rapporto Federal Communications Commission 2020, l’istruzione durante il Covid-19 ha riguardato il 94% della popolazione mondiale di studenti, la restante percentuale è rimasta completamente esclusa dai processi formativi, soprattutto nei Paesi a basso reddito.
La situazione italiana
Dal Rapporto Bes, emerge che in Italia, nel 2020, il 66,7% delle famiglie dispone dell’accesso ad Internet da almeno un pc, registrando un incremento dell’1,6% rispetto al 2019, l’incremento della percentuale è però dovuto all’aumento delle famiglie che, non possedendo neanche un pc in casa, ne hanno acquistato uno, con relativa connessione. I dati non mostrano infatti un incremento circa il possesso del numero di pc per famiglia, e questo è probabilmente l’elemento che ha determinato l’esclusione dell’8% di studenti dalle attività scolastiche in remoto.
Il Rapporto Istat “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi” dimostra che un terzo delle famiglie italiane non ha un computer o un tablet in casa e una connessione internet, condizione che rende impossibile seguire le attività in remoto.
Il dato si distribuisce in modo diseguale se consideriamo il livello medio d’istruzione delle famiglie: nelle famiglie mediamente più istruite (in cui almeno un componente è laureato), la quota di quanti non hanno nemmeno un computer o un tablet si riduce al 7,7% mentre nelle famiglie in cui il titolo più elevato è la terza media, la percentuale sale fino al 31,7%.
Il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet personale, quota che aumenta nel Mezzogiorno fino a raggiungere un quinto dei ragazzi nella medesima fascia d’età.
Questo dato risulta particolarmente rilevante in una situazione di didattica a distanza, perché, seppur nella famiglia è presente un pc e una connessione, il fatto di non averne uno a disposizione esclusiva limita le attività dell’alunno. Soltanto il 6,1% dei ragazzi tra 6 e 17 anni vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per componente. Nel Mezzogiorno il 41,6% delle famiglie è senza computer in casa, rispetto alla media nazionale del 30%, e solo il 14,1% ha a disposizione almeno un computer per ciascun componente.
Famiglie con almeno un pc e connessione
Come risolvere il problema del Digital Divide nelle scuole
Creare un’inclusione digitale totale nella scuola significa assicurare la possibilità di utilizzo delle ICT, ipotizzando una serie di accorgimenti importanti:
- realizzare un servizio Internet a banda larga con prezzi accessibili per le famiglie
- creare la possibilità materiale di disporre di strumenti idonei, ad esempio, molte scuole, nell’ultimo periodo, hanno concesso pc e tablet in comodato d’uso, o ancora, alcuni Comuni hanno permesso, tramite bonus e sovvenzioni, di fornirsi della strumentazione idonea
- mettere in atto dei percorsi educativi all’uso di Internet e delle tecnologie, che spingano l’utente ad essere autonomo
- fornire un valido supporto tecnico per risolvere le eventuali problematiche, anche relative all’installazione delle tecnologie e della rete. Molto spesso i bambini, nell’ultimo periodo, non hanno potuto partecipare all’attività in remoto perché soli, ossia senza l’ausilio della famiglia, che va, anch’essa, educata all’utilizzo delle ICT
La scuola deve necessariamente potenziare sia la connessione che gli strumenti, oltre ad assicurare un elevato livello di manutenzione informatica e garantire, prima di tutto, l’adeguata formazione del personale scolastico, migliorandone le competenze tecniche.
Diversi sono stati i progetti di giovani startup italiane volti ad aiutare gli studenti in difficoltà, soprattutto durante il periodo della D.A.D. Ad esempio, PC4U – Computer in beneficenza, dona e ricevi, piattaforma web realizzata da quattro ragazzi milanesi, con l’intento di collegare gli studenti, con l’esigenza di un dispositivo, e le aziende o soggetti privati, che intendono donare i propri dispositivi usati. Le tecnologie vengono ritirate presso il domicilio di chi li dona, controllate e preparate per il nuovo utilizzo, e consegnate a chi ne necessita.
E ancora, tutti connessi, un progetto di supporto alla didattica realizzato grazie alle donazioni di pc, tablet, smartphone e router/modem wi-fi 4 G, da privati ed aziende. Anche in questo caso il ritiro viene effettuato al domicilio, e dopo un’opportuna rigenerazione dei dispositivi, questi vengono consegnati ai richiedenti. Entrambi i progetti si sostengono anche grazie alle donazioni raccolte attraverso le campagne di crowdfunding.
Le soluzioni proposte dalle Istituzioni
Anche il Governo Italiano sembra molto attivo sul fronte gap digitale, con il Decreto Legge Cura Italia, ha previsto 85 milioni di euro a favore delle piattaforme per la didattica a distanza, relativa al momento appena passato ma anche, e soprattutto, per migliorare e crescere nel futuro.
Il Recovery Fund prevede un superbonus di 22,4 miliardi di euro per l’anno 2022, di cui 9 miliardi di euro (oltre ai 10 miliardi iniziali), saranno destinati al Settore Conoscenza e Formazione, di cui 2 miliardi di euro saranno utilizzati proprio per fronteggiare il divario digitale riscontrato durante la didattica a distanza nella pandemia. L’obiettivo sarà quello di realizzare la riconversione totale delle scuole ad una connessione Internet veloce, entro i prossimi 5 anni, in fibra ottica FTTH.
Questa tipologia di connessione risulta fondamentale per svolgere attività simultanee tra più classi, creare reti all’interno dell’istituto e collaborare con altri istituti scolastici sull’intero territorio nazionale, coinvolgere i genitori nell’attività scolastiche, attivare laboratori linguistici e informatici, migliorare la qualità dell’insegnamento e la comunicazione, sia interna che esterna.
Gli studiosi prevedono che i possibili scenari di evoluzione della situazione digitale potrebbero essere due: si potrebbe andare verso una situazione di “normalizzazione”, secondo la quale il problema del divario andrà progressivamente diminuendo fino ad un livellamento delle competenze digitali, o uno scenario di “stratificazione”, che prevede, al contrario, un aumento delle diseguaglianze con effetti sempre più discriminanti tra inclusi ed esclusi.
La scuola deve mostrare di saper essere innovativa e mostrarsi come il luogo per eccellenza dove si realizza l’inclusività, deve saper dare le risposte giuste, anche a distanza quando necessario, aiutando coloro che sono in difficoltà, nessuno deve mai sentirsi escluso dalla scuola, perché, come sostenuto da Nelson Mandela, “l’istruzione è l’arma più potente per cambiare il mondo”.