Bambini in quarantena? Qualche consiglio per affrontarla al meglio!

Come aiutare i più piccoli ad affrontare al meglio questo periodo di quarantena? Favorire la serenità, impegnarsi nell'attività motoria e allenare la fantasia

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L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, legata alla diffusione del Covid-19, ci ha catapultati tutti in uno scenario surreale in cui siamo esortati a rompere con le nostre abitudini, con la nostra routine, lontani dai luoghi di aggregazione, lontani da amici e parenti e spesso alle prese con la frenesia di tenersi occupati per trascorrere al meglio le giornate all’interno delle nostre quattro mura domestiche.

 

 

Ma se per gli adulti è difficile abituarsi a tutto ciò, per i più piccoli si tratta di una vera impresa: senza una vera comprensione di ciò che sta accadendo attorno a loro, può essere davvero destabilizzante rompere una routine fatta di scuola, di pomeriggi con gli amichetti, di sport e passeggiate, di attività laboratoriali, scuole di lingue e tanto altro.

Abbiamo visto nei nostri precedenti articoli che le scuole stanno facendo di tutto per affiancare i propri studenti con strumenti per la didattica a distanza: ma come aiutare i più piccoli ad affrontare al meglio questo periodo di quarantena? Ecco qualche consiglio importante che abbiamo raccolto per voi!

 

Favorire la serenità dei più piccoli

Psicologa ed insegnante di sostegno di scuola elementare, la dott.ssa Giulia Pelini sottolinea che in questo periodo difficile e inaspettato della nostra vita, che siate genitori o docenti, è importante prendere consapevolezza di due concetti che stanno alla base della serenità dei più piccoli: da un lato, garantire continuità alla routine quotidiana consolidata e già appresa, nonostante i limiti del distanziamento. I bambini, infatti, amano avere punti di riferimento costanti e certezze cadenzate, soprattutto nei momenti di sconforto. Dall’altro, sfruttare questo tempo “allargato” per favorire lo sviluppo di nuove abilità e capacità introspettive nel bambino, condizioni che peraltro, per la maggior parte, già di per sé si sarebbero potute sviluppare solo in ambiente domestico e familiare.

Ecco allora alcune buone pratiche da seguire:

  1. Costruire e mantenere (insieme al bambino) un’agenda giornaliera. Organizzare la giornata in tempi scanditi e attività diversificate può essere di aiuto per tutti. È bene, infatti, che esistano degli spazi fisici e mentali definiti sia per il bambino, che per il genitore e l’insegnante. In particolare, è importante che si alternino momenti di condivisione con il gruppo a momenti di isolamento introspettivo. Al contrario di quanto si possa pensare, i bambini hanno bisogno dei propri spazi di intimità, esattamente come gli adulti. Insegnanti e genitori, armatevi quindi di fantasia (tra carte colorate e pennarelli di ogni tipo) nel costruire l’agenda degli impegni. Favorirete così lo sviluppo di creatività, capacità organizzative e gestionali.
  2. Garantire la continuità della didattica, ma senza eccedere: per alcuni bambini questo momento è inteso come una “vacanza” dai propri impegni (anche mentali). Sfogare le proprie pulsioni in attività ricreative può placare l’ansia e la frustrazione dovuti al ritiro sociale, ma alla lunga può compromettere il senso di integrità culturale ed educativa cui i piccoli sono stati abituati. Il consiglio è quindi di utilizzare tutti gli strumenti per la didattica a distanza a disposizione per garantire l’efficacia nel proseguo dell’insegnamento, stabilendo un momento preciso in cui fare i compiti. Attenzione però a non sopperire alla mancanza delle lezioni in classe stressando troppo sulle consegne: questo momento serve anche a riscoprire nuovi modi di stare insieme alla propria famiglia.
  3. Esplorare la sfera emotiva del bambino. Può sembrare banale, ma spesso presi dalle diverse attività ci dimentichiamo di una cosa importante: il bambino ha bisogno di essere continuamente stimolato, sotto ogni punto di vista. Ritagliarsi del tempo per chiedergli semplicemente come sta, se va tutto bene, come si sente in quel momento, è utile per fargli sentire maggiormente la propria vicinanza empatica.
  4. Esorcizzare il nemico. I bambini sono molto sensibili, sono in grado di captare molti più stimoli rispetto agli adulti, ma avendo meno strumenti per poterli rielaborare, hanno bisogno di essere guidati dalle figure di riferimento. Spiegare ai bambini che esistono anche cose brutte al mondo, compreso il coronavirus, non è mai facile. Per questo ci viene in aiuto il gioco, come pratica per esorcizzare (e quindi rendere esplicito) un pensiero che altrimenti rimarrebbe inesplorato e mal interpretato, creando forti disagi nei più piccoli. Su YouTube, ad esempio, ci sono tanti video canzonati e interpretati da bambini sulle buone pratiche da seguire per proteggersi dal contagio (lavarsi le mani, starnutire nel gomito ecc.). Anche i docenti chiaramente possono fare la loro parte e proporre esercizi a tema (stesura poesie in rima, canzoni e creazioni di video, temi su come il bambino passa le sue giornate o cosa sta imparando a casa).
  5. Progettare insieme, sviluppare progetti a lungo termine insieme, del tipo “cosa faremo quando andremo in vacanza? Dove andremo?” può essere utile a genitori e insegnanti per stimolare la fantasia e il pensiero positivo – oltre che trasformare la stesura del tema in una vera e propria prova di italiano.
  6. Dare il giusto spazio a tablet, tv e cellulari: lo spazio di gioco attraverso l’utilizzo di questi dispositivi è sicuramente utile per occupare il tempo del bambino. È importante però che questi momenti vengano alternati con spazi di condivisione e contatto fisico, utili a stimolare l’attenzione su altre componenti del vivere quotidiano. Un’attenzione particolare va data al non sovraccaricare il bambino di notizie scoraggianti sulla situazione attuale; piuttosto è utile spiegargli in parole semplici e rassicuranti la situazione che stiamo vivendo.
  7. La cucina come spazio di condivisione: diverse ricerche dimostrano che il consumo di pasti familiari nell’infanzia diminuisce il rischio di sviluppare obesità e comportamenti alimentari disfunzionali in età adulta. Quale migliore momento di questo, dunque, per condividere la preparazione e il consumo dei pasti con i propri figli? Su questo potete dare sfogo alla vostra fantasia: stendere la pizza, preparare un dolce, fino a delegare attività come apparecchiare la tavola, stilare la lista della spesa o mettere a posto gli oggetti della cucina. Unirete in questo modo un momento ludico-creativo, all’esercizio della manualità e del saper fare.
  8. La meditazione per ritrovare l’equilibrio psicofisico: focalizzarsi sui segnali del proprio corpo e ritagliarsi un momento di intimità per stare con se stessi può essere molto utile per placare ansie, momenti di iperattivazione e stati di agitazione durante la costrizione a casa. Sul web sono presenti tantissimi video per fare meditazione guidata con il bambino o per effettuare un “body scan”, oltre che diverse tecniche per imparare a concentrarsi. Queste pratiche possono esser utili per ristabilire la calma e preparare i piccoli ad iniziare lo svolgimento dei compiti o della lezione giornaliera.

 

L’importanza dell’attività motoria

“L’obiettivo principale dell’educazione a scuola dovrebbe essere la creazione di uomini e donne capaci di fare cose nuove, non soltanto di ripetere quello che hanno fatto le generazioni passate; uomini e donne creativi, fantasiosi e scopritori, che possano essere critici, verificare e non accettare tutto quello che viene offerto loro.” – Jean Piaget

In casa, gli spazi sono ristretti – a volte quasi angusti – ed è davvero difficile ricreare situazioni motorie idonee per i più piccoli, in particolar modo se i genitori sono condizionati dallo smart working o se c’è differenza di età tra i bambini di casa.

Vittorio Scotto di Carlo, insegnante di scienze motorie, suggerisce di non perdersi d’animo: i bambini hanno una grande capacità di assimilazione, intesa come la capacità di reperire informazioni dal contesto (in questo caso la casa) e di adattamento, ovvero la capacità di reagire e modificarsi in base agli imprevisti e alle sollecitazioni esterne.

Nelle nostre case abbiamo arredi e spazi casalinghi che se usati con fantasia e attenzione sono degli ottimi strumenti per ricreare situazioni motorie idonee e motivanti. Allora una sedia può diventare una grotta, un tavolino un ponte levatoio, il tappeto diventa sabbia, alcune palline si trasformano in sassi e così altri oggetti a noi familiari. L’unica accortezza da avere è mettere in sicurezza l’ambiente – quindi spigoli e angoli devono essere coperti da cartoni o cuscini morbidi.

Con più bimbi, bisogna essere bravi e creativi ad organizzare e ricreare un percorso senso-motorio che riesca a coinvolgere la diversa età e/o genere. E poi, se il genitore gioca con il sorriso, i piccoli faranno movimento divertendosi.

Dunque, cosa fare per praticare un po’ di attività motoria in casa con i più piccoli? Il processo si divide in 4 sequenze:

  1. Fase dell’immersione. Immagina di essere un bambino o una bambina ed immergiti nella tua casa: cosa ti piacerebbe fare? Quali materiali vorresti usare? Quali forme possono assumere gli oggetti? Il pensiero dell’adulto, concreto e oggettivo, tende a razionalizzare tutto: è importante quindi provare a trasformare ed animare gli oggetti.
  2. Fase dell’architettura. Una volta immersi nel mondo fantastico, prendi un foglio e una penna ed elenca ciò che hai immaginato, dando forma ad un percorso attraverso la collocazione degli oggetti: cuscini, coperte, panni sporchi, calzini, tavoli, sedie, bottiglie di plastica, divano, scrivania e così via!
  3. Fase del gioco. Ecco un esempio: hai immaginato che la tua casa sia una foresta pluviale e il bimbo è una rana! Partendo dalla stanza da letto, il bambino deve rotolare e uscirne fuori senza mettere i piedi a terra (ci sono i piranha!) quindi metterà i piedi sui cuscini che si trasformano in grandi foglie verdi su cui le rane possono saltare; arriva nel corridoio e la rana una volta a terra deve saltare fino ad arrivare al divano, per poi gattonare senza fare rumore perché c’è un serpente velenoso (il papà) che al minimo rumore mangia tutto e tutti. Poi, una volta sceso dal divano, trova le sedie, che sono diventate delle grotte. La “rana” deve strisciare/gattonare al di sotto della sedia per poi arrivare in cucina. Adesso, lo aspettano delle palline fatte di carta: se riesce a centrare una ciotola vuota non troppo distante, allora potrà mangiare l’insetto – che sarà un piccolo biscottino o pezzetto di cioccolata… e il gioco può continuare o fermarsi nel momento che la rana è sazia di insetti! Dai sfogo alla fantasia, immergiti nei ricordi e nel piacere di ritornare un attimo bambini e sarà molto più semplice!
  4. Fase della ripartenza. Una volta messo in ordine, si pensa a come poter ripartire la volta dopo. Possono nascere nuove idee: cosa cambiare? Cosa aggiungere o eliminare? Come caratterizzare i personaggi? I piccoli potranno avanzare idee attuabili e altre meno perché pericolose, ma di sicuro non mancherà la creatività e la fantasia. Vale la pena investire un po’ del proprio tempo, per far crescere con spirito critico e creativo i propri bambini.

 

Allenare la fantasia attraverso le storie

“La mente è una sola. La sua creatività va coltivata in tutte le direzioni.” – Gianni Rodari

A Chiara Nocchetti piace definirsi una “cantastorie” – scrittrice e storyteller che collabora spesso con realtà educative: consiglia di allenare il cervello che, proprio come un muscolo stanco, ha bisogno della sua dose quotidiana di esercizio.

La fantasia è il cibo di cui la mente di un bimbo ha più desiderio e con i giusti trucchi si può viaggiare ovunque senza muoversi dal divano. Perché non approfittare allora di questo tempo immobile per giocare con le parole e aiutare i più piccini a sviluppare creatività e ingegno? Le parole sono da sempre il più prezioso strumento di cui disponiamo. Più parole conosciamo, più bravi saremo a dipingere il mondo. Più parole usiamo, più capaci saremo di comprendere un’emozione, di tratteggiare un desiderio. Se di una parola conosciamo solo il suo opposto e non le infinite varianti nascoste nel mezzo, non saremo mai davvero padroni del nostro pensiero.

Aiutiamo i più piccini a crescere sviluppando il pensiero e la curiosità per le parole. Dopotutto, è un gioco divertente anche per noi bimbi più cresciuti!

Ecco qualche consiglio per stimolare la fantasia in quarantena:

  1. Lettura ad alta voce. Quando una mamma o un papà leggono Biancaneve a un bimbo prima che dorma, non gli consegnano solo una storia. Mentre il lato sinistro del suo cervello analizza il senso delle parole, il lato destro integra fra loro i dati “razionali”, vive emozioni e le rielabora. L’emozione influenza i processi cognitivi: in particolare memoria, percezione e decisioni. E il lato “emotivo” del cervello è molto attento a cogliere pause, intonazioni, accenti e ritmo adottati da chi legge. La lettura ad alta voce aiuta a “vedere” meglio quello che accade ai protagonisti di una storia. Il grado di empatia fra ascoltatori e personaggi cresce sensibilmente al pari con il legame tra chi ascolta e chi legge.
  2. Come va a finire la storia? Dopo aver letto l’introduzione di un storia più o meno conosciuta può essere divertente immaginare un finale alternativo a quello classico. È un gioco adatto sia ai più piccini per i quali basterà raccontare a voce una fine originale, sia ai più grandi che potranno allenarsi a scriverla e a disegnarne i protagonisti.
  3. Il gioco dei personaggi. Cosa succede ad un personaggio famoso se cambia una lettera nel suo nome? Cenerentola diventa Cenerontola, all’improvviso si trasforma in una principessa brontolona, con un naso gigante e le scarpette da ginnastica. Cambiate i personaggi, giocate con le parole, stimolate la fantasia!
  4. Il gioco dei mimi. Dopo aver letto una storia provate a trasformarla in realtà! Bambole, pupazzi, ma anche vecchi calzini infilati sulle mani possono diventare i protagonisti di una scenetta che rappresenta quello che avete appena ascoltato. Inventate insieme dialoghi, momenti di risate e romantici finali. Ciak, si gira!

Regala ai piccoli un libro, insegna loro a dedicare qualche ora della giornata alla scoperta delle parole. All’inizio potrebbe volerci un po’ ma ricorda: chi si innamora delle parole non le abbandona mai e non si sentirà mai solo.

 

Il gioco del teatro come palestra emotiva

“Se credete che sia profondo ciò che comunemente si intende per serio, siete dei superficiali. Bisogna abituarsi a ridere di tutto quello di cui abitualmente si piange, sviluppando la nostra profondità.” – Aldo Palazzeschi

Federica Sassaroli, docente di lingue, formatrice ed attrice, ci parla della capacità di un attore di riprodurre emozioni; necessarie un paio di premesse neuroscientifiche, che tanto piacciono alla nostra mente razionale. Antonio Damasio, neuroscienziato, ha individuato un meccanismo per il quale il cervello riproduce l’immagine di uno stato emotivo corporeo, una copia dell’emozione originale, senza doverla vivere realmente. La persona può sentirsi “come se” realmente provasse un’emozione. Il teatro è il regno del “come se”.

Giacomo Rizzolatti, neuroscienziato italiano che nel 2014 ha vinto il Brain Prize, ha scoperto i neuroni specchio. Si tratta di neuroni, che si trovano nelle nostre aree motorie, che si attivano non solo quando agiamo, ma anche quando vediamo qualcuno fare un’azione. Quando io provo un’emozione, nell’altro si attivano gli stessi neuroni. Non lo capisco con l’intelletto, lo sento. Il teatro è il regno dell’”empatia”.

Queste premesse fanno riflettere molto su quanto possiamo influenzare le nostre emozioni e quelle altrui, senza esserne consapevoli. Il teatro è il regno della “consapevolezza delle emozioni”.

Sì, con il teatro è possibile modificare il nostro umore e quello di chi ci sta intorno e questa capacità può tornare utile in questo periodo di quarantena! Ma come fa un attore a diventare padrone di questo regno? Alle spalle c’è un allenamento, una “palestra emotiva”, una palestra di osservazione e di gioco in cui si usano corpo e voce. Ma come? Ecco qualche consiglio per aiutare i piccoli a “mettere in scena” le loro emozioni.

  1. L’intervista. Il bambino crea un vero e proprio personaggio, che sia un animale, una persona reale o del mondo della fantasia. Il genitore intervista il personaggio con domande del tipo: dove vivi? Che cosa fai nella vita? Cosa farai quando questa situazione sarà cambiata? Un attore si chiederebbe anche: com’è la postura di questo personaggio, la sua gestualità, la sua mimica? Magari, per aiutare il processo, selezionate delle musiche che vi emozionano – sarà la vostra colonna sonora! Poi si cambia intervistato ed intervistatore.
  2. Lo scenario. È importante poi visualizzare il contesto, a seconda del personaggio scelto: una foresta, un castello medioevale, o uno spazio familiare al di fuori della casa. Aggiungete insieme più dettagli possibili alla vostra scena, magari con l’aiuto di materiale che avete in casa!
  3. La visualizzazione. Il bimbo chiude gli occhi, respira con calma ed immagina una situazione che potrebbe vivere il suo personaggio, si mette nei suoi panni, osserva tutto dal suo punto di vista. “Dove sei? Sei solo? Com’è il tempo? Dove stai andando? Cosa vedi? Cosa senti?”, prendendo il controllo dell’immagine mentale e costruendo così la sua avventura, che può anche scrivere!
  4. La messa in scena! Immergetevi adesso nei personaggi e nel contesto che avete creato, mettendo in scena le emozioni, le caratteristiche e l’avventura immaginata, con tutta l’allegria possibile! Abbiamo infatti compreso che il nostro corpo non distingue tra una risata simulata e una risata autentica, entrambe sono in grado di produrre la stessa “chimica della felicità”, quindi rilascio di endorfine, abbassamento del cortisolo e aumento del benessere, vostro e dei vostri bimbi.

 

Buon divertimento!

 

 

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Valeria Alinei

Professionista nel campo del Marketing e della Comunicazione. Grazie ad un background accademico internazionale, ha svolto ricerche in merito all’applicazione del marketing al settore dell’istruzione, a partire dal lavoro di Tesi magistrale dal titolo “Higher Education Marketing a supporto dell’internazionalizzazione delle Università”, che le è valso una Menzione Speciale da parte dell’AICUN - Associazione Italiana Comunicatori d’Università. Ha collaborato con l’Ufficio Marketing dell’Università Cattolica di Milano ed è - dal 2016 - una firma stabile del blog di Education Marketing Italia. Nel dicembre 2019 ha pubblicato con la McGraw-Hill il suo primo libro dal titolo "Education marketing. Strategie e strumenti per comunicare il valore nel mondo dell'istruzione".

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