Luglio, tempo di bilanci per gli ambienti scolastici. E per riflettere sullo stato e sul livello che l’Italia offre in ambito di formazione universitaria, anche quest’anno Education Marketing decide di darvi la lettura di una delle più importanti e rinomate classifiche internazionali delle migliori universit๠la QS World University Rankings, .
La metodologia di indagine, che si può approfondire leggendo questo articolo pubblicato per una scorsa edizione, non ha subito cambiamenti sostanziali: la classifica viene stilata analizzando diversi criteri, come opinioni degli accademici e dei datori di lavoro, numero di citazioni, risorse dedicate all’insegnamento, numero di docenti e studenti internazionali.
Quest’anno, sono state analizzate complessivamente 4.388 università e di queste, 956 sono state incluse nella classifica.
L’Università di Cambridge perde il terzo posto indietreggiando di una posizione e succede che per la prima volta nella storia del QS World University Rankings(1) le prime quattro Università valutate come le migliori al mondo sventolano la bandiera a stelle e strisce: Il Mit mantiene per il sesto anno consecutivo il gradino più alto del podio, seguito da Stanford, Harvard e il California Institute of Technology. I quattro posti successivi, dal quinto all’ottavo, sono occupati tutti da scuole Inglesi: Cambridge, Oxford, University College London e Imperial College London. Si prosegue la discesa con un alternarsi scuole che rivendicano l’appartenenza agli Usa e al Regno Unito. Puntando il focus sulla top 25, spuntano due università svizzere e due di Singapore. C’è un posto anche per l’Australia con la sua National University e uno per la Cina, con la Tsinghua University, a Pechino. Dunque le università anglosassoni non perdono il loro dominio ma, a discapito della perdita di terreno di alcune, avanzano quelle di Russia, Australia, Singapore, Cina e India.
Tornando al numero quattro, esso porta bene anche al nostro paese: la notizia è che per la prima volta 4 università italiane riescono a rientrare nelle prime 200: il Politecnico di Milano, l’Alma Mater Studiorum di Bologna, la Normale di Pisa e, sempre a Pisa, la Scuola Superiore Sant’Anna. Onore in particolare alla rimonta del Politecnico milanese, che è salito di 13 posizioni rispetto all’anno precedente, e dell’università bolognese, che ha scalato 20 posti. Tuttavia, ragionando sempre con il numero 4, non possiamo che essere un po’ cinici: all’interno di questa top 200 occupiamo l’ultimo quarto. Le nostre università si piazzano rispettivamente al 170°, 188° e 192° (a pari merito) gradino.
E sono sempre altre 4 università ad aggiudicarsi posizioni tra il 200° e il 400° posto: la Sapienza di Roma (215°), l’Università di Padova (296°), il Politecnico di Torino (307°) e l’Università degli Studi di Milano (325°).
Bene, considerando il netto miglioramento rispetto agli anni passati (l’anno scorso solo il Politecnico si classificava tra le prime 200 e solo altre 5 rientravano nelle prime 400); ma non benissimo, se ampliamo lo sguardo lo sguardo all’infuori dei nostri confini.
Chi occupa i posti dal 25° al 170°?
Oltre ai citati, troviamo Hong kong, Tokyo, Seoul, Kyoto, Feudan nelle posizioni più alte. La prima scuola in continente europeo, escludendo quelle inglesi, è il Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo, che aggancia la decima posizione. Qualche decina dopo arriva la Francia con l’Ecole normale supérieure di Parigi al 43°. Poi, dal 54° al 102° Compaiono Olanda, Germania, Belgio, Danimarca, Svezia, Irlanda, Russia e Finlandia. E, solo allora, finalmente, l’Italia.
Ma cos’è meglio per un paese? Ci si augura di avere poche scuole che rientrano nella classifica ma nelle posizioni più alte, oppure tante, con ranking più bassi?
La Francia ha 16 Università tra le prime 400 di cui 5 tra le prime 200: l’Ecole normale supérieure di Parigi al 43° posto e l’Ecole Polytechnique al 59°. La Germania ha due università di Monaco, la Technical University e la Ludwig-Maximilians-Universitat, rispettivamente al 64° e al 66° ma ne conta 25 tra le prime 400 e 12 tra le prime 200, quasi il doppio.
Meglio il caso francese o tedesco?
La Lomonosov Moscow State University irrompe nelle prime 100 e si aggiudica un buon 95° posto; è l’unica università russa nella prime 200 ma ce ne sono altre 9 entro il 400° posto. È meglio o peggio del caso Italia che vede la sua scuola migliore al 170° ma altre 3 tra le migliori 200? E se ragioniamo sul fatto che però in Russia ci sono 144 milioni di abitanti contro i 60 milioni dell’Italia? Meglio puntare a scuole di sempre maggiore eccellenza o garantire ad un numero più alto possibile di studenti una formazione di alto livello?
Danimarca, Irlanda e Finlandia sono simili da questo punto di vista: vantano 5 università tra le prime 400 di cui 3 (Danimarca) e 2 (Irlanda e Finlandia) tra le prime 200 e sono intorno ai 5 milioni di abitanti.
Lodevole l’Olanda, che riesce sempre a distinguersi: offre ai suoi 16,9 milioni di cittadini ben 13 università tra le prime 400 di cui 10 tra le prime 200.
Ragionando sul numero di Università, l’Italia ha posizioni simili al Belgio (7 nelle prime 400 di cui 4 nelle prime 200) e alla Svezia (8 tra le prime 400 di cui 5 tra prime 400). Peccato che questi Stati registrino rispettivamente 11,3 e 9,7 milioni di abitanti.
Quanto importa, a noi, essere davanti a Spagna, Portogallo o Grecia?
Non accontentiamoci, il Bel Paese deve pretendere di più.
(1)La classifica è pubblicata da Quacquarelli Symonds, un’azienda inglese specializzata in educazione e studi all’estero.