Come capire e insegnare le emozioni dei bambini a scuola

Rabbia, impazienza, dolore e tristezza: sai come comportarti con i bambini? I consigli per genitori ed educatori

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La comprensione delle emozioni dei più piccoli è un argomento a cui ci siamo avvicinati molto durante il periodo di lockdown causato dall’emergenza sanitaria internazionale per il Covid-19. Purtroppo, il prolungarsi della privazione di occasioni di socialità in presenza e lo stravolgimento delle abitudini avevano portato alcuni giovani a manifestare reazioni somatiche e comportamentali.

Capire e insegnare le emozioni: tra alfabetizzazione e comprensione

Capire, comprendere e affrontare le emozioni dei bambini con consapevolezza è alla base di ogni tipo di educazione, soprattutto considerando la quotidianità complessa in cui ci immergiamo.

Ma non solo gli adulti devono essere preparati a riconoscere i diversi stati d’animo. Anche ai bambini bisogna insegnare a decifrare quello che sentono. Tra le cause a cui ricondurre il disagio dei bambini e degli adolescenti c’è proprio la difficoltà a legittimare e gestire le emozioni. Inoltre, numerose ricerche hanno messo in evidenza come la competenza emotiva, che raccoglie la capacità di autocontrollo, di gestire la propria collera e l’empatia, possa avere un’influenza sui processi di apprendimento.

Anche l’alfabetizzazione emotiva appare, dunque, come la base per migliorare il benessere della società, lavorando sulla consapevolezza del sé. Insieme alla famiglia, la scuola assume dunque un ruolo importante nell’educazione dell’emotività (parte nelle scuole italiane un progetto sperimentale con lo scopo di insegnare a conoscere e gestire le emozioni).

Irascibilità, mal di testa, noia, mangiare troppo o troppo poco, fatica nell’addormentarsi o dormire troppo, sono solo alcuni dei comportamenti che è necessario monitorare con attenzione.

Alcuni di questi  possono sembrare normali e comuni possono in realtà nascondere qualcosa di diverso dal solito. Devono essere osservati con attenzione e capire come comportarsi di conseguenza.

 

Genitori, insegnanti, tutor e tutte le figure di riferimento di bambini e ragazzi devono sentirsi sicuri nel trovare delle strade per riconoscere e decodificare la manifestazione di questi stati emotivi; devono saper leggere i messaggi verbali e non verbali per capire le emozioni di paura, tristezza, senso di colpa, rabbia, confusione e ansia per poter essere di reale supporto e affrontare la vita di tutti i giorni con maggiore serenità e controllo.

Le dottoresse Cecilia Picinini (psicoterapeuta), Emanuela Bellazzini (psicoterapeuta) e Germana Tomatis (psicomotricista e fisioterapista) hanno affrontato questo tema delicato in un meeting dedicato ai genitori della Bilingual European School (BES), scuola elementare bilingue milanese nel 2021, per accrescere questo tipo di sensibilità nel periodo del lookdown con consigli preziosi per la vita di tutti i giorni.

Le indicazioni che seguono prendono spunto dalle parole delle tre professioniste.

Le emozioni principali: come riconoscerle e come comportarsi

Rabbia e impazienza

Rabbia e irritabilità sono le prime reazioni allo stress. In tutte le fasce di età capita che bambini o ragazzi esprimano spesso e con forza queste emozioni. Ad esempio urlano, vogliono dimostrare con insistenza di non essere d’accordo su qualcosa, si buttano terra – quando sono più piccoli – e scappano e si rinchiudono dietro muri di silenzio – quando sono più grandi – diventando incontattabili nel loro profondo. Quello che diventa frustrante per gli adulti e le figure di riferimento è che spesso questa rabbia è diretta proprio verso di loro. Purtroppo è normale: si tende a sfogarsi con le persone che si hanno più vicine.

Come reagire quindi a questa rabbia? Solitamente, in una situazione ordinaria, i ragazzi vengono sgridati e puniti. Nella condizione emergenziale in cui ci troviamo, questa modalità non supportiva tende a peggiorare la situazione. Come aiutarli a cogliere le emozioni che provano ma allo stesso posto non perdere l’autorità genitoriale? La rabbia nasconde una fragilità, una paura e magari anche tanta tristezza. Bisogna aiutarli a calmarsi con parole semplici, cercare di distrarli, trovare uno spazio per parlare insieme, comprendere il loro stato d’animo e il loro vissuto, capire cosa sta accadendo e perché sono arrivati addirittura a quell’esplosione. L’adulto deve far sentire la sua presenza, far capire che è lì per supportare.

È importante anche garantire sempre una “via di fuga” al bambino o al ragazzo: non si intende dargliela vinta, ma dargli una possibilità per non rimanere incastrati nel blocco emotivo in cui si trova, far sì che possa fare un passo indietro senza che debba rimanere nella sua situazione emotiva critica.

Lo si può fare suggerendo una modalità per sciogliere l’impasse creato attraverso un consiglio o una modalità per affrontare la situazione oppure chiedendo ai ragazzi stessi di trovare una via di uscita, che li faccia sentire attivi e padroni di sé. Frasi come “Proviamo a cercare delle soluzioni”, “Cosa possiamo fare per…”, “Tu come sceglieresti di fare questa cosa per andare d’accordo?” possono essere d’aiuto per la rielaborazione e la rinarrazione della rabbia riconoscendola, autorizzandola e trovando un modo per superarla.

 

Noia e insicurezza

La noia è un altro sentimento comune che prova chi in questi giorni è confinato nella propria stanza o nella propria casa. È importante a priori che i bambini imparino a gestire questo sentimento. Tuttavia, può essere particolarmente faticoso per i ragazzi cambiare improvvisamente i propri ritmi e ritrovarsi senza alcune consuete attività: l’estrema mutevolezza del contesto crea grande confusione e i bambini fanno fatica a seguire le indicazioni sempre nuove degli adulti.

Per cercare di superare la noia e ritrovare sicurezza, molti bambini ricercano spontaneamente ritualità o routine già vissute nel precedente lockdown (giochi, canzoni, letture): trovano in questo modo una cornice di riferimento per gestire la situazione. Si tratta di strategie di adattamento che permettono di costruire una mappa delle vecchie abitudini conosciute e ripercorrerla.

L’adulto, anche in questo caso, deve affrontare la noia spiegando perché sono in vigore queste limitazioni, chiarendo che le indicazioni sono state date da esperti sanitari e che sono importanti per la salute di tutti noi.

Si possono suggerire attività come ad esempio giochi di società e le proposte possono essere avanzate dagli adulti ma anche dai bambini, magari aiutandoli ad esprimersi con frasi come “Che gioco vuoi fare oggi con me?”. Si può proporre di disegnare cercando di rappresentare quello che succede o i propri sentimenti; è molto formativo e utile anche leggere delle fiabe a voce alta insieme a loro: questo tipo di esercizio e sforzo mentale stimola la produzione di endorfine, particolari sostanze biochimiche che favoriscono il buonumore, aumentano la tolleranza al dolore a il benessere.

Si può pensare di responsabilizzare i figli all’interno della casa per renderli protagonisti dandogli compiti per tenere in ordine la loro stanza, ritirare quotidianamente la posta, o apparecchiare e sparecchiare.

 

Anche il weekend è un momento potenzialmente destabilizzante, soprattutto per i bambini abituati a passare il sabato e la domenica in posti diversi da quelli abituali come al mare, in montagna o in campagna, luoghi in cui le regole della città vengono meno. Il consiglio è imparare a gestire questa mancanza riorganizzando la giornata e creando nuove routine particolari e caratteristiche per questi giorni: ad esempio, il sabato può diventare il momento in cui tutta la famiglia va a fare la spesa e sempre insieme poi prepara il pranzo.

Nonostante gli sforzi, i weekend possono sembrare comunque tutti uguali durante i lockdown: a volte anche accettare di non poter andare via o uscire liberamente è un limite, ma di sicuro è formativo nell’accettare una situazione con calma e pazienza.

 

Dolore e tristezza

Non tutti riescono ad esprimere il dolore attraverso la verbalizzazione delle preoccupazioni ma è invece molto comune che questo sentimento si sfoghi attraverso dei comportamenti particolari. Succede, ad esempio, che bambini e ragazzi perdano subito la pazienza, siano particolarmente nervosi e permalosi, facciano fatica a concentrarsi oppure chiedano con più frequenza di giocare ai videogiochi; può capitare, altrimenti, che usino bambole e lego per inscenare alcuni momenti di un evento al quale hanno assistito e per cui provano il sentimento doloroso; alcuni cercano di disegnare quello che provano anche attraverso l’uso dei colori.

Può succedere di assistere a regressioni come l’utilizzo di giochi del passato o il riemergere di comportamenti di una vecchia situazione critica che sembrava sorpassata, o che si noti una maggiore ricerca di contatto fisico anche da parte di ragazzi solitamente non particolarmente affettuosi.

Come si affronta il dolore? Bisogna comunicare ai ragazzi che insieme si può affrontare qualunque cosa e che, nonostante il dolore possa essere un sentimento molto intenso, è circoscritto all’interno di un limite temporale. Può essere di aiuto mostrare vicinanza fisica, disponibilità all’incontro, alla relazione, allo stare insieme e parlare con voce rassicurante. Con questo tono e questo modo di porsi bisogna riportare che è normale sentire tristezza, è un sentimento che esiste e che tante persone possono provare; si possono descrivere i propri sentimenti raccontando in quali situazioni e come sentiamo dolore e tristezza: questo tipo di empatia dona rassicurazione perché permette all’altra persona di sentirsi normale, di non sentirsi sbagliato a provarle. In questi casi, se i bambini hanno voglia di piangere, l’adulto deve lasciarli sfogare e porsi in ascolto del loro pianto. Dopodiché, mettere in pratica le varie ipotesi e strategie. A volte è la stessa possibilità di poter singhiozzare liberamente che permette al bambino di sentirsi al sicuro. L’adulto, accogliendo l’emozione, dona uno spazio in cui poterla esprimere e dà il messaggio di riconoscerla, validarla e di prendersene responsabilità.

 

Mancanza di energie

Non è raro percepire nei bambini e nei ragazzi stanchezza, affaticamento, difficoltà nelle interazioni sociali, tendenza all’isolamento. Le manifestazioni sono quelle di buttarsi continuamente sul letto, sul divano, di svogliatezza e di non saper come occupare il tempo. Il mantenimento dei contatti con gli amici e i propri cari è di estrema importanza come fattore di motivazione per non spegnere l’energia vitale. Ovviamente, in periodi di lockdown come questo è possibile solamente farlo da remoto, tramite chiamate e videochiamate o social media.

 

L’adulto deve mettere i ragazzi nelle condizioni di interagire con i loro pari ma contemporaneamente deve porre egualmente alcuni limiti. In particolare, nel caso in cui si modificano delle regole esistenti come ad esempio il tempo massimo da poter dedicare a un device elettronico che permette di giocare on line con gli amici, è doveroso spiegare che la concessione è data perché si riconosce che possa essere un momento prezioso e importante. Contemporaneamente, è necessario esplicitare che è una modifica speciale e che vale esclusivamente per quel momento e quel contesto.

 

Disturbi del sonno e dell’appetito

Rabbia, dolore, tristezza, noia e gli altri sentimenti descritti possono essere nascosti anche sotto altri tipi di segnali, ad esempio con la difficoltà a prendere sonno, sintomo di qualche cosa che agita l’animo e il pensiero. Bambini e ragazzi possono fare fatica ad addormentarsi, oppure possono svegliarsi tante volte durante la notte, possono essere spaventati da incubi, o sognare “il Covid”. All’opposto, anche l’ipersonnia, ovvero il dormire molto più del solito, è un campanello di allarme.

Altri segnali sono la perdita dell’appetito o il suo contrario, mangiare in modo consolatorio. Soprattutto le ragazze in fase di pre-adolescenza quando sono in mancanza di relazione con gruppo affettivo tendono a mangiare meno, oppure ricercare cibi diversi dal solito, dolci, nutella, ad abbuffarsi con cibi poco sani ma intensi e consolatori.

 

Questi disturbi spesso nascondono un particolare stato d’animo, una forte emozione di cui però, spesso, chi la prova non ha consapevolezza: è il motivo per cui non lo riescono a mettere in parola.

Cosa può fare l’adulto per ristabilire i giusti ritmi ed equilibri?

Per quanto riguarda il sonno, può essere d’aiuto strutturare e mantenere alcune ritualità nei momenti prima dell’addormentamento, a partire dal rispetto dell’orario previsto per coricarsi.

Anche per cercare di risolvere i problemi con l’alimentazione può essere d’aiuto ricreare delle routine: condividere la preparazione dei pasti (fare insieme la pizza, le torte, i biscotti), dare delle regole di alimentazione. Nei casi in cui un bambino o un ragazzo si ostini a non mangiare – come spesso accade – alcune verdure, si può provare a coinvolgerlo nella preparazione delle stesse: a volte questo primo passo di avvicinamento sensoriale permette di cominciare ad entrare in relazione e aprirsi spontaneamente e con curiosità a nuovi sapori e quindi nuove possibilità di alimentazione.

 

Ascoltare con tutti i sensi

La funzione dell’adulto in questo momento è più che mai fondamentale per trovare strategie trasversali per comprendere il malessere dei più piccoli e riuscire a far sì che li esprimano.

In qualsiasi situazione, prima di dare risposte perentorie e attuare soluzioni è importante ascoltare le parole ma anche i silenzi, e dedicare grande attenzione al linguaggio non verbale. Chiedere anche ai bambini e ai ragazzi cosa pensano di quello che hanno fatto o che comunicano aiuta nella reciproca riflessione e dà evidenza dell’importanza che l’adulto sta mettendo nell’ascolto attivo. Bisogna essere quindi molto pazienti, dare feedback ma evitare ogni “valutazione” o “giudizio” accogliendo i ragazzi con disponibilità, attenzione e premura.

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Giulia Cattoni

Faccio quello che faccio da sempre: scrivo. Uso la scrittura per dare forma a pensieri e idee.
Da piccola consumavo pagine e pagine per descrivere le mie avventure quotidiane sul diario, oggi uso il linguaggio per creare testi efficaci, contenuti digitali, e organizzarne la gestione.
Mi piace trovare le parole giuste, mettere ordine ai testi e renderli chiari, e creare contenuti accessibili, piacevoli e utili.

Faccio parte del team di Education Marketing Italia dal 2016: ho iniziato come autrice del blog e negli anni ho ampliato i miei ruoli. Oltre alla produzione e gestione dei nostri contenuti, affianco i miei colleghi nella gestione degli open day e nelle attività di design thinking.
Dal 2023 mi occupo in prima linea della cura del nostro brand: dalle mie mani passano piani editoriali, articoli, post, newsletter, webinar e la strategia che li tiene insieme.

Mi sono laureata in Comunicazione con una tesi sull'uso della lingua per l'infanzia, ho frequentato corsi sulla didattica emozionale e sulla robotica educativa. Sono stata istruttrice di pallavolo nel settore giovanile comasco.

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