A seguito dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid19, abbiamo assistito – quasi attoniti e spesso diffidenti – al modificarsi delle nostre abitudini, al trasformarsi delle nostre scuole, delle nostre Università e, in generale, del modo di fare didattica. Siamo stati catapultati in un mondo fatto di tool, videochat, streaming, webinar e chi più inglesismi ha, più ne metta.
La nostra scuola è stata chiamata a rinnovarsi e questo è stato uno dei temi centrali della due giorni online “September Now: a scuola si può” organizzata da Spazio LEO in collaborazione con Giunti Scuola e CampuStore: un evento a cui partecipiamo sempre con piacere e che quest’anno – per ovvi motivi – ha anch’esso subito una grande trasformazione. Nell’immaginare il rientro a scuola di settembre, si è parlato molto di sostenibilità: ma quale può essere dunque la sostenibilità in una scuola che è chiamata a rinnovarsi?
Molto interessante l’intervento di Pier Giuseppe Ellerani, prof. di Storia, società e studi sull’uomo dell’Università del Salento, che analizza quanto in questo periodo così particolare si sia (forse finalmente) acquisita la consapevolezza che la scuola sia una istituzione irrinunciabile e infrastrutturale di una società, che debba essere valorizzata. Sostiene che, a parer suo, una scuola nuova sia possibile, se si riesce ad immaginare una scuola che non sia totalmente online, né totalmente offline: una scuola ONLIFE, termine coniato dal filosofo Luciano Floridi per indicare una nuova visione di società senza separazione tra la Realtà e la Rete.
La proposta dunque è una scuola che si arricchisca degli strumenti digitali ma che racchiuda contesti estesi di apprendimento, un continuum di metri didattici, con un territorio che diventi luogo diffuso di apprendimento, anche attraverso luoghi “aumentati” per esperienze, come ad esempio i musei, che possono esser visitati attraverso i numerosi archivi digitali messi a disposizione. La sostenibilità potrebbe quindi avere a che fare con i luoghi di vita quotidiani: per ripartire bisognerà dare nuovo significato al tessuto delle relazioni, immaginando una scuola dagli spazi aperti, che preveda autonomia, strumenti ibridi, interdisciplinarità e anche ricerca del talento, anche attraverso lezioni e momenti personalizzati.
La didattica a distanza “d’emergenza” va dunque sostituita con una competenza innovativa consolidata ed integrata, attraverso magari una formazione diffusa e risorse condivise. Va istituito un sistema di norme di comportamento che – al pari di quelle valide offline per la sicurezza nelle aule e nei corridoi – riescano a regolamentare anche la vita dell’online, affinché questi strumenti possano diventare risorse sicure, da utilizzare in modo sistematico ma oculato, con competenza ed attenzione, nell’ONLIFE che ci attende.