A marzo si è svolta la kermesse milanese dell’orientamento universitario e para-universitario. L’evento come sempre è organizzato da Class Editori e vede tra gli stand presenti la quasi totalità delle università italiane del Nord Italia.
Secondo i dati di Class, i partecipanti sono stati circa 15.000, in calo rispetto agli anni scorsi, così come gli stand che sono stati in tutto 50.
Tra i numerosi visitatori hanno partecipato i licei e le scuole superiori di Milano, della Lombardia e del Piemonte orientale, più contiguo al capoluogo lombardo.
Probabilmente a causa di questa dimunuzione, la location è stata spostata dal SuperStudio+ ad una struttura esteticamente più piacevole e molto funzionale, la Fabbrica del Vapore, famosa a Milano per ospitare anche concerti avendo un grande spiazzo antistante all’edificio: questo spazio infatti è stato il vero elemento caratterizzante di quest’anno, perché è stato adibito con due stand (uno di Hoepli e uno di AlphaTest) molto ampi utilizzati come sale per la simulazione dei test di ammissione. Le simulazioni sono state molto partecipate e apprezzate dai ragazzi che hanno occupato i posti negli stand con l’intento di impratichirsi con quegli strumenti che a breve si ritroveranno a dover affontare in contesti ben diversi e con l’obbiettivo di superarli a tutti i costi!
Un’ulteriore differenza rispetto agli altri anni è stata quella di ridurre l’aspetto ludico dell’evento: non c’è stato il coinvolgimento di Radio105 e di ciò hanno sicuramente beneficiato coloro che presiedevano gli stand che hanno potuto così informare i ragazzi senza un sottofondo musicale molto rumoroso.
Elemento di continuità con il passato è stato il coinvolgimento di relatori provenienti da settori strategici e dal mondo della politica per discutere di tematiche relative al mondo della formazione: sebbene tra gli invitati figurassero il sindaco di Milano Pisapia e il governatore della regione Lombardia Maroni, non si sono visti ma in compenso ci sono state diverse figure specifiche tra cui giornalisti, assessori, responsabili e direttori vari. Segnaliamo comunque come queste conferenze stampa siano state poco partecipate da parte dei ragazzi (ben altra partecipazione portavano i palchi di Radio105 ma, anche qui, ne hanno beneficiato gli stand delle scuole che avevano i ragazzi non distratti da altro).
Uno spazio sostanzioso quest’anno l’hanno occupato le realtà che propongono corsi legati all’Osteopatia (4 stand) e corsi legati alla Moda (ben 9 stand in tutto!). Opportune riflessioni in merito potrebbero essere utili, ma quest’articolo oggi vuol essere uno sguardo più sulla kermesse in senso ampio e non specifico.
Altro elemento di discontinuità è stato la mancata partecipazione di alcune realtà della Svizzera, che è stata rappresentata quest’anno solo dall’USI.
Infine, un’ultima riflessione rispetto al materiale distribuito dagli stand: stiamo osservando sempre di più gli effetti della spending review anche nel mercato delle fiere dell’orientamento; infatti se qualche anno fa era la norma aspettarsi gadget passando tra gli stand, ora è il contrario. La quasi totalità ha puntato esclusivamente su materiale informativo quali brochure light, flyer, segnalibri, ecc.
Pochissime realtà hanno pensato di distribuire gadget: quello più carino che segnaliamo è stato dell’Università di Parma che consegnava porta-smartphone brandizzati. Il classico gadget tuttora utilizzato da molti atenei è la penna brandizzata.
Che dire.. segno dei tempi anche questo (se prima si cercava di trovare il gadget originale per emergere dalla massa, ora si punta molto di più sui contenuti e sul contenimento dei costi).
In merito al trovare nuove strategie, al Salone dello Studente quest’anno erano presenti 2 realtà non inerenti al settore formativo: una promuoveva prodotti cosmetici e l’altra era una multinazionale che si occupa di oil & gas product. Sicuramente, senza addentrarci in analisi approfondite o valutare la bontà della loro scelta, essi hanno valutato di diversificare la propria presenza strategica andando ad intercettare masse di studenti di una determinata fascia d’età.
L’ultimo spunto di riflessione lo dedichiamo al contenimento dei costi: abbiamo notato come alcune (fortunatamente poche) realtà fossero in controtendenza e non badassero a spese. Distribuivano “a tappeto” borsette contenenti brochure che purtroppo (ma era facile prevederlo) finivano buttate per terra tra gli stand o nel piazzale antistante; senza soffermarci troppo sulla brutta e non funzionale immagine del proprio brand a terra e calpestato, abbiamo notato come l’intento di distribuire il più possibile fosse utilizzato proprio dagli stand meno conosciuti, che presumevano di poter veicolare al meglio il proprio brand soltanto sopperendo ciò con la mera quantità. Inutile dire che la miglior strategia sarebbe quella di differenziarsi in altro modo e non solo “distribuendo di più”. Ecco, questo potrebbe essere un buon spunto di riflessione per futuri articoli riguardanti le fiere dell’Orientamento. Alla prossima!